mercoledì 11 novembre 2015

Wet Rainbow

"Il più importante film erotico che abbia mai visto" (Al Goldstein)
"Il primo film di sesso sull'amore" (Gay Talese)
"Il film a luci rosse più significativo di tutti i tempi. Intelligentemente elegante, estremamente ben sceneggiato, superbamente recitato, sinceramente erotico. “Wet Rainbow” infrange le stantie regole che il cinema porno si è fin qui dato e, attraverso un processo di autoliberazione, porta anche lo spettatore a liberarsi" (“Sir magazine”)
"Si tratta di una vera e propria svolta nella storia del cinema pornografico. Alla fine di questo “arcobaleno bagnato” c'è una pentola d'oro" (“Swank Magazine”)


“Wet Rainbow” è, al contempo, una delle pellicole più osannate e misteriose della “Golden Age of Porn”. Girato nel breve arco di una decina di giorni presso il Westbeth, all'epoca un edificio sito nel Greenwich Village atto ad offrire a costi accessibili uno spazio di lavoro per artisti newyorkesi, narra la storia Jonathan (Harry Reems), un professore d'arte universitario sull'orlo della classica crisi di mezza età che riscopre passioni sopite da tempo dall'incontro con “Rainbow” (Valerie marron), una sua studentessa hippie. La relazione provocherà un sentimento di gelosia nella moglie Valerie (Georgina Spelvin) che, anche a partire da questa nuova situazione, si interrogherà sul matrimonio, sulla sua carriera artistica e sulla vita in generale. Il finale volutamente aperto induce lo spettatore a più di una riflessione. Come scritto da qualcuno, si tratta di un intelligente film di sesso che fa appello tanto alla mente quanto all'inguine!


Il regista Duddy Kane (pseudonimo colto poiché fa esplicito riferimento a due grandi opere della storia del cinema: “Apprenticeship of Duddy Kravitz” e “Citizen Kane”) è stato un personaggio che merita un approfondimento: di origine jugoslava, emigrato negli Stati Uniti nel 1965, pescatore, fotografo, renitente alla leva e costretto come molti altri giovani del tempo a trovare rifugio in Canada per sottrarsi alla macelleria della guerra del Vietnam), cinefilo e appassionato delle opere di Erich von Stronheim (“Rapacità” il suo titolo preferito), a un passo dal realizzare nei primi anni settanta un lungometraggio sull'influenza del capitalismo americano sui paesi in via di sviluppo e che avrebbe dovuto vedere la partecipazione di Gian Maria Volonté (per colpa di un visto negato all'attore italiano), entrò in contatto con il cinema a luci rosse grazie all'incontro con il cugino della moglie che aveva lavorato con Gerard Damiano in qualità di direttore della produzione.


Desideroso di realizzare la sua prima opera cinematografica optò dunque per quella che gli sembrava la maniera più semplice per conseguire tale obiettivo, ovvero girare un film porno. Ma, nel far ciò, non dimenticò affatto di pensarlo come un vero e proprio film, utilizzando strumenti fin lì all'avanguardia per il genere come ad esempio il 35mm. Scrisse dunque una sceneggiatura le cui sequenze più esplicite non fossero l'unico motivo di interesse ma l'esplicitazione visiva di una parte importante in una vita di coppia.


Fu grazie all'aiuto del cugino che Kane riuscì a coinvolgere nel suo progetto oltre ad attori come Harry Reems e Georgina Spelvin anche buona parte della troupe che aveva lavorato con lui sul set di “Deep Throat” e “The Devil in Miss Jones”. Per la colonna sonora si avvalse della collaborazione del giovane Rupert Holmes che, in seguito, compose alcuni brani per Barbra Streisand e fu paragonato a Bob Dylan dalla rivista “Rolling Stone” nel 1975. Le registrazioni furono effettuate presso un enorme studio lungo la cinquantasettesima strada e videro la presenza della New York Philharmonic (a tal proposito l'attrice Valerie Marron ricorda ad un certo punto uno dei violinisti posò l'archetto e fissando negli occhi Rupert gli chiese: “Ma, esattamente, a che genere di film stiamo lavorando?”). Come in altri casi di quel periodo e malgrado il disappunto di Kane e dei suoi amici, nella produzione del film riuscì a inserirsi la mafia italoamericana.


Un'ultima annotazione: non sempre il regista vide concretizzarsi i suoi progetti. Oltre al già citato film con Gian Maria Volontè, egli dovette rinunciare a girare una sorta di satira politica a luci rosse incentrata sulla figura di Vladimir Ilic Lenin che scende in terra per unirsi alla rivoluzione sessuale…

SCHEDA TECNICA

Wet Rainbow (USA, 1974, 76 min.)
Regia di Duddy Kane
Sceneggiatura di Roger Wald e Duddy Kane
Cast: Georgina Spelvin (Valerie), Harry Reems (Jonathan), Valerie Marron (Rainbow) (con il nome di Valarie Marron), Mary Stuart (Jean), Alan Marlow (David) (con il nome di Alan Marlo), Ron Wertheim (l'autista del taxi) 
Direttore della fotografia Pierre Schwartz II
Prodotto da Rob Trenton e Roger Wald

martedì 10 novembre 2015

Parties fines

Il divertente film di cui mi accingo a scrivere la recensione è conosciuto, a seconda dell'edizione, sotto vari titoli: (“Education of the Baroness”, “Indécences 1930”, “L'altro vizio di una moglie”). Per quanto mi riguarda, ho optato per quello originale di “Parties fines”, termine con cui in Francia si intende indicare quelle che da noi vengono comunemente dette “orge”. Il regista Gérard Kikoïne firma una delle sue migliori regie contribuendo in tal modo ad arricchire il catalogo della collezione “Alpha France”. Girato con una inusuale cura per ie scenografie e fotografato egregiamente da Jean-Jacques Renon, “Parties fines” narra, attraverso l'espediente della voce fuori campo di una ex-cameriera, la scandalosa giornata di una coppia appartenente alla nobiltà francese degli anni trenta.


Alice (interpretata nel film da Maude Carolle) è una ex-cameriera che, ormai anziana, ha deciso di redigere le proprie memorie. La sua voce fuori campo ci guida alla scoperta di una coppia di nobili presso la cui elegante abitazione parigina ebbe a prestare servizio agli inizi degli anni trenta. Facciamo così la conoscenza del barone Pierre (Patrice Chéron), un uomo particolarmente sensibile al piacere di ricevere supplizi e umiliazioni sessuali. Sua moglie, la baronessa Solange (Brigitte Lahaie) è una donna altezzosa e dedita ai piaceri solitari. C'è poi la stessa Alice che, tra un servizio e l'altro, si masturba con tutto ciò che trova a portata di mano per la casa: piumini in struzzo o falli di gomma che siano. In ultimo, l'autista Hector (Guy Royer) con cui Alice spesso si intrattiene (esilarante, a tal proposito, la scena in cui Hector pone il suo membro su un piatto di carote invitando la cameriera a servirsene).


Una mattina il barone annuncia alla moglie che, a causa di un impegno d'affari, non farà rientro in casa prima del giorno successivo. Sale a bordo della sua lussuosa automobile e, percorsi alcuni chilometri, ordina all'autista di parcheggiare nel bel mezzo di un bosco. Qui, al riparo da sguardi indiscreti, i due uomini si scambiano i vestiti. E così, a ruoli invertiti, riprendono il viaggio. Hector, nei suoi nuovi panni, insulta ripetutamente il barone alla guida procurandogli un sottile piacere. Intanto, nella casa la baronessa si masturba nella vasca da bagno mentre nella cucina sottostante Alice sembra assecondarne i movimenti azionando un macinacaffè. Lungo la strada Hector e Pierre si imbattono in una bella ed elegante autostoppista (Michèle d'Agro) alla ricerca, causa l'impellente necessità di effettuare una chiamata telefonica, di un passaggio per la città più vicina. Salita sul mezzo, la giovane è presto oggetto delle attenzioni del finto barone. Pierre, alla guida, getta loro di tanto in tanto un'occhiata compiaciuta attraverso lo specchietto retrovisore. Così facendo, non si accorge di un uomo piantato in mezzo alla strada e quasi lo investe. Il viandante (Richard Bigotini) insulta ad alta voce il barone il quale, ancora una volta, sembra apprezzare gli epiteti rivoltigli. Fatta scendere dall'automobile l'autostoppista, Hector e Pierre riprendono il loro viaggio.
Nel frattempo, Alice riceve una visita. Si tratta del fratellastro maggiore Jean (Jack Gatteau) e del suo amico Finch (Alban Ceray). I due chiedono ospitalità per qualche ora nella casa. Mentre Alice è intenta a preparare loro un pasto caldo, la sua bellezza non lascia indifferente di Finch. La ragazza se ne accorge e, maliziosamente, solleva la gonna. Finch le infila prontamente un dito nell'ano e inizia a masturbarla. Dopo che l'uomo le ha riempito con le dita anche l'altro pertugio, la cameriera ha un orgasmo in presenza del fratellastro che, semicieco, non può accorgersi di quel che accade intorno a sé.
Breve cambio di scena per mostrare che il barone Pierre è giunto a destinazione, ovvero nell'abitazione della sua mistress, Milena (Sylvie Dessartre).
Torniamo nella cucina. Alice è ora a cavalcioni su Finch. Dopo essere venuto, l'uomo si tira su la cerniera dei pantaloni e si ricompone mentre Alice torna a preparare la cena. Jean si lascia sfuggire di mano il suo bastone che, cadendo a terra, fa accorrere nella stanza la baronessa. Solange ordina ad Alice di far uscire immediatamente dalla casa i due uomini ma Finch si oppone. Inizia a raccontarle una barzelletta sconcia su un elefante e un uccellino al termine della quale costringe Solange, con fare garbato ma che non ammette replica, a seguirlo insieme agli altri due nel soggiorno. Qui giunti, Finch spiega alla baronessa che vuole essere sedotto da lei. Dopo aver ordinato alle due donne di spogliarsi e di rimanere solo con la lingerie inizia a ballare con la baronessa al ritmo delle note della fisarmonica di Jean. Mentre questi continua a suonare, Finch, Alice e Solange si trasferiscono in una stanza attigua. Dopo aver fatto distendere la baronessa su un tavolo, con l'aiuto della cameriera che le tiene bloccati i polsi inizia a scoparla. Finch insulta ripetutamente la baronessa: le dà della cagna e della puttana e aggiunge che, nonostante il sangue blu che scorre nelle sue vene, scopa come una borghese qualsiasi.
Torniamo per un attimo al barone che confessa a Milena che due cose sole lo attraggono nella vita: il denaro e sodomizzare le fanciulle. La donna gli si avvicina e, dopo avergli sputato in faccia, gli affibbia un calcio negli stinchi.
Jean, intanto, sta cercando di afferrare Solange. I due si rincorrono per la sala fino a quando lei inciampa e nel cadere a terra trascina con sé anche Jean che inizia goffamente a toccarle i seni sotto lo sguardo divertito di Finch ed Alice. Jean riesce, seppur a fatica, a farsi largo tra le gambe di Solange con le dita.
Ora Solange è in piedi e singhiozza. Finch dice ad Alice di portarla in cucina e di farle indossare un grembiule da lavoro. Mentre le due donne si allontanano, Jean rimprovera all'amico di comportarsi in maniera troppo rude con le donne. Finch replica di aver provato nella corsa della sua vita a comportarsi da gentiluomo ma, non essendoci riuscito, ha deciso di prendersi semplicemente ciò che desidera.
Una volta tornate le due donne, Finch decide che è giunto il momento di sodomizzare la padrona di casa. Sempre assistito dalla cameriera e al ritmo della fisarmonica, inizia a penetrarla. Dopo essere venuto sulle natiche di Solange, il suo membro trova le labbra di Alice ad accoglierlo. Solange osserva la foto del marito in gran uniforme che fa bella mostra di sè su un mobile.
Nuovo cambio di scena per seguire quel che accade nel frattempo in casa di Milena. Il barone, sdraiato a terra, è intento adesso a farsi frustare dalla donna.


Torniamo dagli altri protagonisti della nostra storia. Solange e Alice sono sedute in cucina. La cameriera le indica dove potrà trovare ciò che le occorre per preparare la cena. La fa salire su una scala per raggiungere un pensile e, dal basso, si gode lo spettacolo offerto dalle tonde natiche della baronessa.
Le scene continuano ad alternarsi e ci ritroviamo ancora una volta a casa di Milena che adesso si sta masturbando provocatoriamente davanti al barone nella posizione a quattro zampe.
Solange è costretta a servire la cena agli indesiderati ospiti. Finch, insoddisfatto perché la cena è giunta in tavola fredda, inizia a masturbare la baronessa servendosi di alcuni pezzi di rognone presi dal piatto. Poi ordina a Solange di fare una fellatio al suo amico Jean, presto raggiunta anche da Alice. Mentre le due donne sono alle prese con il membro di Jean, Finch comincia a penetrare da dietro la baronessa fino a venirle sulle natiche.
Intanto, nell'altra casa, Milena continua a masturbarsi servendosi ora di enormi zucchine e banane. Il barone continua a giacere in posizione sottomessa e con un collare al collo. I due iniziano a guardare divertiti un breve filmino in cui si vede un cane che lecca il sesso di una donna (ohibò!), poi Milena ricomincia a masturbarsi sotto gli occhi del barone che questa volta è autorizzato dalla donna a darsi anch'egli piacere. Pierre viene così su un tovagliolo che porge all'amica affinché lei lo lecchi.
La baronessa invece sta soddisfacendo con la bocca Finch. Ad un certo punto l'uomo le ordina di alzarsi e di andare da Alice la quale, nel frattempo, ha sfoderato un enorme fallo nero con cui inizia a penetrarla, non mancando di insultarla. Ormai nella casa impera la promiscuità più assoluta!


Il barone, dopo aver fatto godere Milena leccandola tra le gambe, si riveste indossando la sua livrea da autista e si congeda dalla donna.
Finch, dopo aver fatto mettere a quattro zampe Alice e Solange, inizia a penetrarle una alla volta, questa volta però aiutato dall'amico a cui difetterà la vista ma non certo l'appetito sessuale.


Mentre il barone sta facendo ritorno verso casa, non prima di essersi scambiato i vestiti con Hector e aver ripreso il proprio ruolo nella scala gerarchica e sociale, Finch e Jean si congedano amabilmente dalle due donne. Solange sale nella sua camera e, distesasi sul letto, ripensa con piacere a quanto provato nel corso di quelle ore appena trascorse. Si addormenta e viene risvegliata dal marito. Solange non è certa che si sia trattato della realtà o, semplicemente, di un sogno. Ognuno nella casa torna alle proprie abitudini. Mentre il barone si gode una sigaretta seduto su una poltrona in soggiorno, Alice prepara in cucina i rognoni per la cena.

SCHEDA TECNICA

Parties fines (Francia, 1977, xx min.)
Regia di Gérard Kikoïne (con il nome di Sacha Rudamko)
Cast: Brigitte Lahaie (la baronessa Solange) (con il nome di B. Lahaye), Patrice Chéron (Pierre) (con il nome di R. Lounge), Alban Ceray (Mr. Finch) (con il nome di Alban), Jack Gatteau (Jean) (con il nome di J. Gatto), Sylvie Dessartre (Milena) (con il nome di S. Deloir), Maude Carolle (Alice) (con il nome di A. LeCoeur), Richard Bigotini (un passante) (con il nome di R. Bigotini), Michèle d'Agro (un'autostoppista) (con il nome di M. De Gris), Guy Royer (l'autista Hector)
Prodotto da Gilbert Kikoïne (con il nome di G. Kikoïne)
Direttore della fotografia Jean-Jacques Renon (con il nome di J. J. Renon)

lunedì 2 novembre 2015

L'initiation d'une femme mariée

“L'initiation d'une femme mariée” è una delle ultime pellicole pornografiche dirette da Claude Bernard-Aubert (in questo caso sotto lo pseudonimo di Burd Tranbaree). È anche l'ultima prodotta con grande impegno finanziario dalla “Alpha France” che, in seguito, si limiterà allo sfruttamento del proprio ricco catalogo. L'ambiente in cui la storia si svolge è sempre quello a cui ci ha abituato il “porno-chic” francese tra la seconda metà degli anni settanta e l'inizio del decennio successivo, ovvero la media borghesia parigina in ascesa e alla ricerca di nuove emozioni in campo sessuale. Cathy Ménard, una bellissima attrice dai malinconici occhi azzurri, spicca per l'ottima interpretazione ma anche gli altri attori e attrici (tra cui veri e propri veterani del genere quali Richard Allan, Élisabeth Buré, France Lomay e Piotr Stanislas) danno certamente qualcosa in più di un semplice colpo di bacino. Ottima la fotografia, adeguata alle varie scene e da segnalare è anche la musica affidata a Paul Vernon (pseudonimo di Alain Goraguer, da tempo passato alle serie televisive).


La storia ruota intorno a una donna molto attraente di nome Babeth (interpretata da Cathy Ménard) e a suo marito Léopold (Richard Allan). Tra i due la scintilla della passione si è ormai spenta da tempo. E ciò vale soprattutto per Babeth giacché Léopold vorrebbe ancora avere dei rapporti sessuali con lei. L'uomo sopperisce all'apparente frigidità della moglie tradendola con la propria segretaria (Christine Chireix), e non solo. Léopold si concede parecchie amanti tra cui anche una vicina di casa alquanto attempata. Ma il comportamento di Léopold fa sorgere in Babeth qualche sospetto e una mattina, dopo che il marito è uscito di casa per recarsi al lavoro, Babeth decide così di seguirlo. Spiandolo a distanza, lo vede entrare in compagnia di una donna in un albergo. Dopo aver preso una stanza confinante con quella dei due amanti, apre con circospezione la porta intercomunicante e li osserva mentre fanno l'amore. Non aspettatevi però alcuna scenata di gelosia. Babeth non sembra più di tanto turbata e si limita a richiudere la porta e ad andarsene.


La sera, a casa, Léopold ha una piacevole sorpresa. Ripensando al marito in compagnia dell'amante ed eccitandosi per questo, Babeth esce dal bagno della camera da letto nuda e inizia a masturbarsi di fronte al marito. Dopo molto tempo, i due hanno un rapporto completo ed appagante per entrambi. Al termine della loro ritrovata intesa sessuale, Babeth confida al marito il desiderio di cenare insieme in un ristorante. Così, l'indomani, la coppia si reca in un elegante locale del centro e, dopo aver trascorso una deliziosa serata a lume di candela, marito e moglie decidono di proseguire in macchina verso il Bois de Boulogne, nota zona della capitale frequentata da prostitute e da coppie scambiste. Osservando le macchine ferme con i fari accesi per segnalare la propria disponibilità allo scambio, Babeth chiede al marito quale piacere si possa provare nel condividere con altri il proprio coniuge. Léopold le risponde che c'è chi sostiene che fare sesso in gruppo sia molto più piacevole ed erotico di farlo a due. Poi Babeth e Léopold passano a fianco di alcune prostitute in attesa di clienti. Babet commenta ammirata la bellezza di alcune di esse. Dopo essersi appartati in una zona più discreta del parco, marito e moglie osservano un rapporto tra una prostituta e un cliente che si consuma all'aperto davanti a un grande albero. L'eccitazione cresce e Léopold inizia a masturbare la moglie. Dopo essere venuta, Babeth chiede al marito se desidera anch'egli godere. Léopold le fa cenno di uscire dall'automobile e di raggiungere il punto poco prima la prostituta aveva consumato il rapporto. Inizia così tra i due un gioco di ruolo in cui la donna finge di essere una mercenaria del sesso e l'uomo un suo cliente. Léopold, dopo averle allungato alcune banconote, le chiede un rapporto orale che Babeth esegue.


Ritroviamo la coppia a casa in compagnia di Violaine (Elisabeth Buré), la bionda amante del marito. Mentre sono seduti sul divano, Violaine, nel cercare le sigarette all'interno della propria borsa, ne fa cadere inavvertitamente il contenuto per terra. Babeth si china per aiutarla e nota un vibratore a forma di carota. Chiede a Violaine di cosa si tratti e la donna risponde che l'oggetto in questione si chiama “Léopold”. L'atmosfera nell'appartamento inizia a scaldarsi e a dare il via alle danze ci pensa l'uomo che, avvicinatosi a Violaine e Babeth, tira fuori dai calzoni il membro e invita le due donne a succhiarglielo. In breve i tre finiscono a letto. Alcune sere dopo Violaine si ripresenta a casa della coppia per invitarli in un locale. Si tratta di un club per scambisti e qui Babeth conosce la sua prima esperienza con un altro uomo, Simon (Alban Ceray), limitandosi però al solo rapporto orale.


Alla fine della serata ricevono l'invito a partecipare a una festa in maschera che si svolgerà prossimamente in una elegante villa. I due accettano e alcune sere dopo raggiungono il luogo dell'appuntamento. All'interno della villa sono presenti molti uomini e molte donne. Léopold e Babeth, seduti su un divano, osservano rapiti le altre coppie che fanno sesso. Ad un certo punto un uomo si avvicina a Babeth e le mostra il proprio sesso. Léopold invita la moglie ad accarezzarglielo e a prenderlo in bocca. Babeth esegue mentre il marito la masturba. Il suo violento orgasmo coincide con quello dello sconosciuto che le viene copiosamente in bocca. Una volta tornati a casa ed essersi ripromessi di ripetere l'esperienza quanto prima i due si concedono un altro rapporto sessuale al termine del quale Léopold confida alla moglie che gli piacerebbe vederla penetrata da un altro uomo. Babeth accetta a condizione che anche il marito sia presente nella circostanza. Ora la donna è nuovamente intenta in una fellatio e Léopold la immagina mentre viene presa da dietro da uno sconosciuto. Il pensiero è talmente eccitante che in breve l'uomo ha un orgasmo.


Giunge così il momento atteso. Marito e moglie si presentano in una villa di proprietà di un giovane barone dove ad attenderli all'ingresso trovano un domestico che li conduce in una grande sala al cui interno sono presenti alcuni uomini e alcune donne intenti a fare sesso. Il padrone di casa (interpretato da Piotr Stanislas), lo stesso uomo oggetto della precedente fantasia di Léopold, si fa loro incontro e li invita ad unirsi all'orgia. Babeth si concede ripetutamente e completamente questa volta agli altri invitati in un crescendo di passione e di desiderio. Successivamente marito e moglie raggiungono una parte della villa adibita a discoteca e qui fanno nuovamente sesso di gruppo. Il film si conclude con Babeth e Léopold che hanno deciso di trasformare la loro casa in un luogo in cui organizzare serate scambiste con i loro amici.

SCHEDA TECNICA

L'initiation d'une femme mariée (Francia, 1983, 81 min.)
Regia di Claude Bernard-Aubert (con il nome di Burd Tranbaree)
Cast: Richard Allan (Léopold), Cathy Ménard (Babeth), Élisabeth Buré (Violaine), France Lomay (Brigitte), Alban Ceray (Simon), Piotr Stanislas (il barone), André Kay, Alain L'Yle, Cathy Stewart (con il nome di Catherine Greiner), Cyril Val
Prodotto da Francis Mischkind

sabato 4 luglio 2015

Wet Dreams

Nell'autunno del 1970 e nello stesso periodo dell'anno successivo si svolsero ad Amsterdam le prime due, e uniche, edizioni del “Wet Dream Film Festivals”. Jim Haynes, organizzatore dell'evento, ebbe a dire alla rivista “Variety” che «ciò che la maggior parte della gente non comprende del “Wet Dream Festival” è che esso si prefigge di promuovere, più che la pornografia in sé, gli ideali libertari. Il nostro è un attacco contro il paternalismo poiché si interroga sui motivi per cui la gente non può scegliere di vedere le immagini che desidera». Fu proprio in occasione della seconda edizione del “Wet Dream Film Festival” che Haynes propose a Max Fischer di realizzare una pellicola che riflettesse gli ideali alla base della kermesse cinematografica. Buttata giù un'idea di massima, chiamarono attorno a sé alcuni registi più o meno sconosciuti ma tutti provenienti dall'ambiente controculturale dell'epoca: lo stesso Max Fischer, il “re del porno” Lasse Braun, Oscar Gigard, Hans Kanters, Geert Koolman, Lee Kraft, l'eretico Dusan Makavejev, il grande Nicholas Ray (al termine della carriera), il situazionista Jens Jørgen Thorsen e Heathcote Williams. Malgrado le ambizioni iniziali, il film si rivelò un flop al botteghino e Jim Haynes stesso si lamentò del fatto di non essere riuscito a comunicare il suo messaggio libertario.


“Wet Dreams” è un film oscuro, di difficile reperimento e di pessima qualità fotografica. Nonostante ciò, esso ha a mio avviso un posto di rilievo all'interno della “Golden Age of Porn”.

SCHEDA TECNICA

Wet Dreams (Olanda, 1974, 89 min.)
Regia di Max Fischer, Lasse Braun, Oscar Gigard, Hans Kanters, Geert Koolman, Lee Kraft, Dusan Makavejev, Nicholas Ray, Jens Jørgen Thorsen e Heathcote Williams
Sceneggiatura di Art Epstein, Max Fischer, Heinz Freitag, Jim Haynes
Cast: Melvin Miracle, Jerry Abnes, Barbara, M.J. Bouwmeester, Lasse Braun, Art Epstein, Christine Fischer, Maureen Gray, Saskia Holleman, Kees Koedood, Joan Kohler (con il nome di Dawn Cumming), Johnny Lommerse, Manuschka, Mary-Claire, Jack Monkau, Mary Moore, Nicholas Ray, Rob van Reijn, Anneke Spierenburg, José Tapia-Esquilin, Burnie Taylor, Hans van der Gragt, Bent Weed, Heathcote Williams, Marvelle Williams
Prodotto da Peter Greulich e Dick van der Maarel
Direttore della fotografia Max Fischer