sabato 6 febbraio 2016

Taboo

“Taboo” è un film che, per il tema trattato, divide ancor oggi il pubblico. Si narra infatti del rapporto incestuoso tra una madre e il figlio adolescente. Nel 2007 la AVN (Adult Video News) lo ha inserito al ventunesimo posto nella lista dei 101 film più importanti nella storia del cinema pornografico. Si tratta a mio avviso di un riconoscimento dovuto a una pellicola che ha il pregio di non scadere mai nella volgarità. Anzi, “Taboo” riesce a regalarci alcune sequenze memorabili ad alto contenuto erotico grazie anche alla sensualità profusa dalla protagonista Kay Parker. Unica pecca è il fatto che il figlio adolescente dimostra chiaramente più anni di ciò che si vorrebbe far credere (all'epoca del film, l'attore che lo impersona ne aveva in effetti ventotto). C'è da aggiungere che negli Stati Uniti l'uscita nelle sale di “Taboo” provocò un vero e proprio scandalo, superato forse solo da quello provocato dalle rivelazioni circa la minore età di Traci Lords.


Barbara (Kay Parker) e il marito Chris (Turk Lyon) stanno facendo sesso in camera da letto. Appare fin da subito evidente che tra i due non c'è la giusta chimica. Chris vorrebbe tenere accesa la luce dell'abat-jour, Barbara pretende invece che il marito la spenga. Al termine del rapporto, l'uomo accusa la moglie di essere frigida e le comunica l'intenzione di andarsene da casa. Mentre prepara la valigia è però costretto ad ammettere che il vero motivo alla base della sua decisione risiede nel fatto di essersi innamorato della propria segretaria ventenne.
Dopo che il marito se ne è andato, Barbara scende in cucina per preparare la colazione al figlio Paul (Mike Ranger) ed informarlo della decisione del padre. Barbara indossa solamente un'ampia vestaglia che non riesce a contenere i suoi grandi e splendidi seni. Accortasi che il figlio sta sbirciando nella scollatura, la donna sorride e gli chiede: "Non sono poi da buttare, vero?". “A chi lo dici, io ti considero la mamma più bella di tutta la città” la rassicura Paul. "Oh, grazie figliolo” risponde Barbara arrossendo e coprendosi meglio i seni. Madre e figlio discutono sul da farsi. Paul si dice pronto ad abbandonare la scuola per trovarsi un lavoro e contribuire così alle spese della casa ma la madre non è d'accordo ed è certa di trovare un lavoretto che consenta ad entrambi di tirare avanti.
Barbara esce di casa in cerca di un lavoro. Dopo aver consultato un giornale di annunci economici, telefona all'amica Gina (Juliet Anderson). Le due donne si mettono d'accordo per incontrarsi all'ora di pranzo. Una volta insieme, Barbara racconta a Gina quel che è accaduto tra lei e Chris. L'amica consiglia a Barbara di approfittare dell'occasione per divertirsi un po' e le propone un appuntamento con uno dei suoi tanti amici di letto. Dopo averle suggerito un'idea di lavoro a cui Barbara non aveva pensato, le chiede del figlio.


Intanto a casa Paul, anziché studiare, preferisce divertirsi con la fidanzata Sherry (Dorothy LeMay). Alla scena assiste un'amica di Sherry, Diane (Tawny Pearl). La ragazza, imbarazzata, fa per andarsene ma l'amica la ferma e la invita a unirsi a lei in una fellatio. Poi Sherry incita Paul a scopare Diane poiché l'amica non ha mai avuto un orgasmo. Il ragazzo accoglie di buon grado la proposta. Quando Diane è sul punto di raggiungere il piacere, Paul estrae il proprio arnese dal sesso della ragazza e le viene sulle natiche.
Barbara rientra a casa e si siede sul divano in soggiorno. Qui la raggiunge il figlio e i due iniziano a parlare. Barbara chiede a Paul se ha parlato con il padre. Il ragazzo annuisce e aggiunge di avergli detto di voler rimanere a fianco della madre. Le parole di Paul spingono Barbara a baciare affettuosamente sulla guancia il figlio. Il ragazzo, però, intercetta le labbra della madre e la bacia in bocca. Dopo un breve momento di imbarazzo, i due riprendono a parlare normalmente. Barbara comunica al figlio di aver trovato un lavoro.


La mattina dopo, Barbara tenta a fatica di battere a macchina una lettera che il suo nuovo principale (Milton Ingley) le sta dettando. Viene interrotta da una telefonata di Gina. Mentre sta parlando con l'amica, l'uomo prova a palpeggiarla. Barbara riesce a divincolarsi e si allontana dall'ufficio. Il principale la rincorre e prova a scusarsi con lei. Alla fine Barbara accetta le scuse. Gina, che aveva udito tutto ciò che era avvenuto nell'ufficio, riaggancia l'apparecchio e si volta verso una giovane coppia che le sta facendo compagnia (Miko Yani e Don Fernando). Eccitata all'idea che l'amica potesse essere violentata, inizia a fare sesso con i suoi due amanti.
 Paul e Sherry fanno rientro a casa. La ragazza gli chiede di controllare se la madre è rientrata ma, prima che il ragazzo possa farlo, si distende sul divano e inizia a toccarsi il sesso invitandolo a guardare. Paul si dirige invece verso il bagno dove la madre sta facendo una doccia. Non visto, inizia a spiarla. Continua a farlo anche quando Barbara entra nella sua camera da letto per vestirsi. La osserva mentre si spalma una crema rassodante sui seni e poi quando indossa una lingerie sexy. Quando Barbara esce di casa, Paul dà sfogo alla propria eccitazione con la fidanzata.


Barbara si sta recando a una festa insieme all'accompagnatore che le ha trovato Gina. Una volta giunti sul posto, Barbara si accorge che c'è qualcosa che non va. Uomini e donne si aggirano seminudi scambiandosi affettuosità. L'accompagnatore le confida che si tratta di una serata per scambisti e la invita a seguirlo. Barbara rifiuta ma dopo poco, incuriosita dai gemiti che sente provenire dall'altra stanza, si alza e si avvicina alla porta della stessa. Distesi a terra e completamente nudi, uomini e donne formano un cerchio in modo che ognuno possa essere soddisfatto e soddisfare oralmente. Barbara osserva la scena fino a quando gli invitati si abbandonano ad una vera e propria orgia. Tornata sul divano su cui era precedentemente seduta, viene raggiunta da un uomo che inizia a palpeggiarla con insistenza. Barbara ha un gran da fare per difendersi dalle avances dello sconosciuto. Al termine della serata, il suo accompagnatore la riporta a casa.
Barbara è nel letto. Ripensa, turbata ed eccitata al tempo stesso, a ciò a cui ha assistito. Inizia a masturbarsi, poi si alza e si dirige verso il corridoio. Nota che la porta della camera di Paul è aperta. Entrata nella sua stanza, lo osserva dormire completamente nudo. Barbara fa per andarsene, poi ritorna sui suoi passi, si siede ai bordi del letto e inizia a succhiare il sesso del figlio. Paul, risvegliatosi, accompagna con la mano il dolce movimento della bocca della madre. Poi i due si abbracciano e hanno un rapporto completo. Alla fine, dopo aver infilato il proprio sesso tra i grossi seni di Barbara, il ragazzo si abbandona al proprio piacere.
La mattina dopo, al risveglio, il ragazzo trova in cucina una lettera con cui la madre afferma di aver perso la testa la notte precedente e che ciò che hanno fatto è terribilmente sbagliato. Aggiunge anche che ne riparleranno a cena. Barbara non riesce intanto a concentrarsi sul lavoro. Il suo principale se ne accorge e la invita a uscire per una passeggiata insieme. I due vagano spensierati per le vie della città come una coppia di innamorati. Sulle riva del mare si baciano. Quando a sera lui la riaccompagna a casa, lei lo invita a cena per la sera seguente.


Una volta entrata a casa, Barbara trova il figlio ad attenderla disteso seminudo sul letto della sua camera. Discutono su quanto accaduto tra loro. Paul sostiene che non si tratta di incesto perché vede in lei non una madre ma una donna. Poi la abbraccia cercando di baciarla. Barbara accenna una resistenza ma poi è sopraffatta dai sensi e si abbandona ad un amplesso intenso e appagante per entrambi.
Il giorno successivo, Barbara si reca a casa di Gina la quale, in quel momento, si sta divertendo con i suoi soliti due amanti. Gina, dopo aver indossato una vestaglietta, apre la porta e ascolta ciò che Barbara, visibilmente sconvolta, ha premura di dirle. Mentre la donna inizia a confidarle il suo segreto, Gina seduta sul bracciolo di una poltrona allarga provocatoriamente le gambe mostrando il suo sesso nudo sotto la vestaglietta. Barbara le dice di aver fatto sesso con il figlio in due distinte occasioni. Gina, incredula, sembra non credere alle parole dell'amica. “Ti sei scopata tuo figlio? Oh, mio Dio! Non ho mai incontrato qualcuna che si sia scopata il figlio!”. Ma, mentre pronuncia queste parole, Gina inizia a toccarsi il clitoride. “Gli hai succhiato il cazzo?” chiede. Barbara, disgustata, risponde di sì. Gina continua a masturbarsi mentre chiede: “Ti ha scopato?”. Anche questa volta Barbara risponde affermativamente. “Ti è venuto in bocca?” continua a chiedere. Ormai la donna è in preda a una eccitazione incontrollabile. “Oh, mio Dio! Si è scopata il figlio!”. Barbara, disgustata dal comportamento dell'amica, se ne va sbattendo la porta. Gina raggiunge gli amanti nell'altra stanza e si abbandona ai piaceri della carne.
Paul, Barbara e il suo principale sono seduti a tavola. Paul è visibilmente geloso dell'amante della madre. Quando l'uomo propone di fare una gita insieme nel fine settimana, il ragazzo abbandona la stanza. Barbara e il suo principale, rimasti soli, si dirigono verso la camera da letto. Dopo aver fatto l'amore, Barbara dice al suo amante che ha bisogno di riorganizzare le sue priorità ma non gli confida il suo segreto lasciando apparentemente aperta la possibilità di concedersi altri piaceri in compagnia del figlio.

SCHEDA TECNICA

Taboo (USA, 1980, 86 min.)
Regia di Kirdy Stevens
Sceneggiatura di Helene Terrie
Cast: Kay Parker (Barbara Scott), Mike Ranger (Paul Scott), Dorothy LeMay (Sherry) (con il nome di Dorothy Le May), Miko Yani (la ragazza con Gina) (con il nome di Miko Yama), Juliet Anderson (Gina), Tawny Pearl (Diane), Jesse Adams (lo scambista biondo e con i baffi) (con il nome di Jessie Adams), Don Fernando (il ragazzo con Gina), Lee LeMay (Charlie) (con il nome di Lee Le May), Turk Lyon (Chris Scott), Brooke West (la scambista con la giacca color porpora), Sarah Harris (una scambista), Milton Ingley (il datore di lavoro di Barbara) (con il nome di Michael Morrison), T.J. Carson (lo scambista con l'abito nero), Holly McCall (Marlene), Valerie Paulson (una scambista), Starr Wood (la scambista con la gonna bianca) (con il nome di Star Woods), Ken Scudder (lo scambista con la maglietta arancione) (con il nome di Grant Lombard), Jeff Scott (lo scambista biondo senza baffi), Gary Eberhart (lo scambista con il cappello da cowboy), Jeremiah Jones (lo scambista con la barba folta)
Direttore della fotografia Guy Nicholas
Prodotto da Helene Terrie

mercoledì 27 gennaio 2016

Fiona on Fire

Ieri sera mi sono recato alla Cineteca di Bologna per vedere “Fiona on Fire”, quarto titolo della rassegna dedicata al cinema porno degli anni settanta. La copia proiettata era la versione italiana del film. Sinceramente avrei preferito quella in lingua originale con sottotitoli anche perché il doppiaggio lasciava alquanto a desiderare. Sala quasi vuota, a differenza delle tre precedenti proiezioni. Finora ho visto “Devil in Miss Jones”, “The Private Afternoons of Pamela Mann” e “The Secret Dreams of Mona Q”. Sconsiglio vivamente la visione di quest'ultimo. Al di là delle velleità intellettualoidi del regista il risultato da un punto di vista estetico è scadente. Salterò “Phantasmes” di Jean Rollin e mi concentrerò invece sul gran finale che prevede sabato la proiezione di “Deep Throat”.


“Fiona on Fire” è un film del 1978 girato da Shaun Costello e da Kenneth Schwartz. Come per tutti i lavori di Costello, il sesso è sporco, violento. Non amo particolarmente questo regista anche se devo ammettere che in questo caso ha cercato quanto meno di abbozzare una narrazione plausibile. Peccato che gli attori, con l'eccezione di Jamie Gillis e di Sam Dean, non siano credibili nei loro ruoli. Non mi sorprende che Amber Hunt abbia avuto una carriera assai breve. Facendo il verso a Brian De Palma, Costello mette in scena una storia che ha al suo interno tutti quegli elementi che caratterizzano la sua personale visione del sesso: lo stupro, l'incesto, il sadomasochismo.
Un uomo e una donna stanno facendo sesso all'interno di una stanza buia. Al termine del rapporto, la donna si alza e si avvia verso la doccia. Mentre è sotto il getto dell'acqua, qualcuno in possesso delle chiavi di casa si introduce all'interno imbracciando un fucile da caccia e spara al volto della ragazza. Delle indagini viene incaricato il detective afroamericano Wilbur Davis (Sam Dean). Si scopre così che la donna si chiamava Fiona (Amber Hunt) ed era una modella. Davis procede all'interrogatorio del custode del palazzo, il signor Yanish (Simon Lupowitz) da cui però non ottiene informazioni particolarmente utili. Prima di lasciare l'appartamento l'ispettore e i suoi colleghi scoprono un taccuino con annotati alcuni nominativi. Davis decide così di rintracciarli uno per uno e di scoprire se fra di essi si nasconda l'assassino di Fiona.


Il primo sospettato è ovviamente il fidanzato, Steven Forneau (Jamie Gillis). L'ispettore lo interroga ma alla fine, convinto della sua ricostruzione dei fatti, lo lascia andare. Steven si reca a casa della sorella Camille (Marlene Willoughby). È molto scosso. La donna, che non ha mai gradito la relazione che il fratello intratteneva con la ragazza, lo tratta dapprima con durezza e poi, svelando l'incestuosità del loro rapporto, gli pratica una fellatio. Prende poi dell'eroina, prepara una dose e la inietta nelle vene del fratello. Steven è un tossicodipendente. Ritroviamo i due nella camera da letto. Camille indossa un completo da mistress e impugna una frusta. Steven è completamente nudo. Al collo porta un guinzaglio. La sorella lo umilia ripetutamente, lo costringe a leccarle il sesso e poi si fa penetrare.
Davis gira per le strade di New York. Parla con alcune prostitute. Le ammonisce. Sembra che sia alla ricerca di qualcuno. Il giorno successivo in commissariato si recano diversi mitomani che sostengono di essere i veri assassini di Fiona. I poliziotti, nel frattempo, prelevano da un supermercato in cui lavora un giovane ragazzo di nome Ronald (Victor Colicchio). Il suo nome era annotato in una pagina del taccuino di Fiona. Il ragazzo confessa di aver fatto sesso con la ragazza e di aver scoperto grazie a lei i piaceri del sesso. Davis si convince che Ronald non c'entri nulla con l'omicidio e lo congeda.


È notte e la polizia tiene d'occhio l'appartamento di Fiona. Una sagoma scura apre la porta d'ingresso e si introduce all'interno. Lo sconosciuto si fa strada con una torcia e tenta di impossessarsi di una preziosa statuina. È in quel momento che Davis, nascosto nella casa, accende le luci e sorprende così Sybil Dumont (Gloria Leonard), la manager di Fiona. La donna afferma di essere entrata nell'appartamento per riprendersi la statuina di sua proprietà. Rivela all'ispettore di essere in possesso delle chiavi di quella casa anche per via dell'intimo rapporto che la legava a Fiona. Le due donne erano dunque amanti.


Una limousine si aggira per le strade della città. Un afroamericano di nome Orville (Reggie De Morton), un magnaccia, è alle prese con una aspirante prostituta. La donna gli sta facendo una fellatio. Se riuscirà a farlo venire in fretta si guadagnerà un posto sul marciapiede e la sua protezione. La prostituta supera brillantemente la prova. Scesa la ragazza, la macchina prosegue il suo giro fino a quando si ferma davanti a Davis. L'ispettore sale a bordo. Lui e Orville sono fratelli. Anche il suo nome era contenuto contenuto all'interno del taccuino e Davis si è convinto che Fiona lavorasse per il fratello. Orville prima nega di conoscerla e poi, messo alle strette, rivela a Davis che le cose stanno in un altro modo. Era lui che lavorava per Fiona e non il contrario. La ragazza lo aveva contattato affinché lui le trovasse dei brutti ceffi in grado di simulare un'aggressione. Orville racconta al fratello l'episodio della metro. Due teppisti (John Leslie e Michael Thorpe) salgono sul vagone in cui viaggia Fiona e iniziano a importunare i presenti fino a che la ragazza rimane sola in compagnia di un'altra passeggera (Susaye London). Le loro intenzioni sono chiare. Le due donne tentano di fuggire ma solo Fiona riesce a nascondersi dietro la porta intercomunicante. L'altra ragazza viene violentata dai due teppisti sotto gli occhi apparentemente atterriti di Fiona. Finito con la ragazza i due forzano la porta e abusano anche di Fiona. Alla fine, appare Orville svelando così che si trattava di una messa in scena.


Il detective brancola nel buio. Improvvisamente, mentre sta pensando all'interno dell'appartamento di Fiona, la ragazza fa il suo ingresso. Sostiene di aver trascorso l'ultima settimana in uno chalet in montagna e di non essere a conoscenza di tutto ciò che è accaduto. Ma se Fiona è viva e vegeta chi è la ragazza assassinata? Dal racconto di Fiona e dalla successiva testimonianza di Steven Davis viene a sapere che la ragazza assassinata era la figlia di Yanish. Anche lei era tossicodipendente al pari di Steven e tra i due c'era una relazione.
Fiona è sola in casa e si sta masturbando. Nella casa irrompe Sybil armata di una pistola con l'intenzione di ucciderla ma, prima che possa farlo, viene colpita mortalmente alle spalle da Yanish con un coltellaccio. Dunque era Sybil la misteriosa assassina? Così sembrerebbe. Ritroviamo Davis a casa di Fiona. L'ispettore confessa alla ragazza di averla desiderata fin dal giorno del suo presunto omicidio. I due fanno sesso ma, alla fine, Davis le dice che deve arrestarla ugualmente giacché è lei che per gelosia ha ammazzato la figlia di Yanish. La ragazza lo insulta, lo apostrofa volgarmente ma l'ispettore, malgrado tutto, è risoluto e telefona alla centrale affinché Fiona venga portata in carcere.

SCHEDA TECNICA

Fiona on Fire (USA, 1978, 107 min.)
Regia di Kenneth Schwartz e Shaun Costello (con il nome di Warren Evans)
Sceneggiatura di Kenneth Schwartz
Cast: Amber Hunt (Fiona), Sam Dean (il detective Wilbur Davis), Jamie Gillis (Steven Forneau), Marlene Willoughby (Camille Forneau), Gloria Leonard (Sybil Dumont), Victor Colicchio (Ronald) (con il nome di Pepe Valentine), Reggie De Morton (Orville), Simon Lupowitz (Yanish), Susaye London (la ragazza violentata sul treno), John Leslie (uno dei due teppisti sul treno), Michael Thorpe (l'altro teppista) (con il nome di Alphonse Lavalle), Ursula Austin (la prostituta a bordo della limousine)
Direttore della fotografia Bill Markle
Prodotto da Kenneth Schwartz

domenica 24 gennaio 2016

Amanda by Night

Ieri sera ho assistito alla visione su grande schermo di “The Devil in Miss Jones”, uno dei migliori lavori di Gerard Damiano. L'eterogeneità del pubblico presente, per quanto non numeroso, mi ha fatto per un attimo dimenticare di trovarmi a Bologna, in una sala d'essai. Mi sembrava di essere seduto all'interno del World Theater di New York nei primi anni settanta del secolo scorso. Rispetto al film in sé non mi sento di aggiungere niente di più a ciò che ho già scritto in precedenza, anche se la scelta di proiettarlo in versione originale ma con i sottotitoli in italiano mi ha consentito di cogliere al meglio la scrittura dei dialoghi nonché l'ottima, e sottolineo ottima, interpretazione drammatica di Georgina Spelvin.
Oggi, invece, compio un balzo in avanti di un decennio circa per parlarvi di un altro film esemplificativo di ciò che, non a caso, va sotto il nome di “Golden Age of Porn”: “Amanda by Night”. Prodotto da Harold Lime e girato da Robert McCallum, è la storia di un detective di polizia e di una prostituta costretti, loro malgrado almeno inizialmente, a collaborare alla risoluzione di un duplice caso di omicidio.


Amanda Heather (Veronica Hart) è una prostituta d'alto bordo ormai uscita dal giro. Il suo fidanzato ed ex-protettore Friday (Jamie Gillis) le chiede di trovargli due ragazze disposte a sottoporsi a una seduta sadomasochistica con Blakely, un politico locale interpretato da John Alderman. La scelta cade sulla tossicodipendente Gwen (Samantha Fox) e su Beverley (Lisa DeLeeuw). A seguito però di una animata discussione, le due ragazze vengono uccise dall'uomo. Il detective Ambrose Hart (Richard Bolla) è incaricato di indagare sul caso e ben presto si convince che sia Amanda che Friday abbiano di che temere per le proprie vite in quanto scomodi testimoni. Non sarà facile però per Ambrose convincere Amanda ad aiutarlo. A complicare la faccenda ci si mette di mezzo anche Rosario (Ron Jeremy), un corrotto piedipiatti della buoncostume. Mi fermo qui, per non togliere ai lettori e alle lettrici il piacere della visione di “Amanda by Night”.
“Amanda by Night” si aggiudicò nel 1982 ben sei riconoscimenti da parte della Critics' Adult Film Awards, tra cui quello come miglior film, migliore regista e migliore attrice protagonista (a Veronica Hart).

SCHEDA TECNICA

Amanda by Night (USA, 1981, 95 min.)
Regia di Gary Graver (con il nome di Robert McCallum)
Cast: Veronica Hart (Amanda Heather), Robert Kerman (il detective Ambrose Hart) (con il nome di Richard Bolla), Jamie Gillis (Friday), Samantha Fox (Gwen), Beverley (Lisa DeLeeuw), John Alderman (il consigliere municipale Blakely) (con il nome di Frank Hollawell), Ron Jeremy (il detective Rosario)
Direttore della fotografia Gary Graver (con il nome di Robert McCallum)
Prodotto da Harold Lime

domenica 10 gennaio 2016

Erotismo, eversione, merce

Tra il 23 e il 30 gennaio, in concomitanza con Arte Fiera, la Cineteca di Bologna organizza una retrospettiva dedicata al cinema pornografico degli anni settanta. Si inizia e si chiude con due classici di Gerard Damiano (“Devil in Miss Jones” e “Deep Throat”). Nel mezzo alcune pellicole più o meno note.


Sabato 23 gennaio, ore 22.45
DEVIL IN MISS JONES
USA, 1973, regia di Gerard Damiano (67’)
Dopo "Deep Throat", Damiano si mette a fare sul serio, spalancando le porte del porno all’esistenzialismo sartriano: ognuno è artefice del proprio destino, e le scelte sbagliate si pagano. Devil in Miss Jones rigetta subito l’ottimismo, aprendo la sua danza macabra su una sequenza, peraltro magistrale, dedicata al suicidio di una donna. Precipitiamo così in una sorta di limbo lisergico, provvisto di una serie di gironi fisici e mentali in cui essere testimoni, passo a passo, delle pratiche che ci aspettiamo da un’attrice porno. Ma quello che di solito, nel genere, si manifesta come trionfo libertario e lode all’insaziabilità, qui si inabissa in una spirale torturante.

Domenica 24 gennaio, ore 22.45
THE SECRET DREAMS OF MONA Q
USA-Svezia-Germania Ovest, 1976, regia di Charles Kaufman (82’)
Prima di buttarla in vacca fondando la Troma, il duo Charles e Lloyd Kaufman (qui rispettivamente regista e direttore della fotografia) avevano concepito un’idea di porno che sposava avanguardia venata d’anarchia e consapevolezza critica. Tra i temi sottoposti al vaglio: l’istituzione del matrimonio, il mito della donna oggetto, le tribolazioni dell’emancipazione femminile, la forza gravitazionale del surrogato. Nientemeno. Tranquilli, però: anche sesso esplicito in abbondanza.

Lunedì 25 gennaio, ore 22.30
THE PRIVATE AFTERNOONS OF PAMELA MANN
USA, 1974, regia di Henry Paris [Radley Metzger] (83’)
Che il sesso sia uno dei temi più indicati per intraprendere ragionamenti filosofici sulla natura del cinema è chiaro fin dagli albori. "The Private Afternoons of Pamela Mann", tra i tantissimi porno che si interrogano sulle vertigini sublimi e dannanti dello sguardo, spicca per disinvolta intelligenza e destrezza registica. Henry Paris, al secolo Radley Metzger (tra i suoi ottimi film citiamo almeno "The Opening of Misty Beethoven" e "Barbara Broadcast"), è un regista pienamente meritevole di considerazione rispettosa.

Martedì 26 gennaio, ore 22.30
FIONA ON FIRE
USA, 1978, regia di Kenneth Schwartz e Shaun Costello (99’)
Nel rispetto della sua attitudine sovente parassitaria, il porno ha trovato ispirazione anche nel cosiddetto cinema rispettabile, proponendo parodie, riletture, strizzatine d’occhio e tentativi di calco. "Fiona on Fire" affronta l’impegno con serietà inusitata, mosso dall’ambizione di costruire un film ‘vero’ impreziosito dalla messa in scena esplicita delle occasioni carnali. Ne esce un thriller urbano attraversato da omicidi efferati, sparizioni e riapparizioni, doppie personalità, poliziotti tosti e confusi, ambientazioni dark e suspense ben congegnate. Nume tutelare, Brian De Palma.

Venerdì 29 gennaio, ore 22.30
PHANTASMES
Francia, 1975, regia di Jean Rollin (88’)
Jean Rollin è un tipico esempio di autore di genere con un suo seguito di aficionados che, dopo essersi ritagliato una certa fama con pellicole senza sesso esplicito, decide di saltare il guado e darsi al porno per ragioni sostanzialmente alimentari, ma portandosi dietro alcune costanti del suo ‘vecchio cinema’: in sostanza, horror vampireschi estenuanti fino all’ipnotico, nei casi migliori. In questo "Phantasmes" rispolvera un manoscritto di de Sade e lo mette nelle mani di un nobiluomo lussurioso alla ricerca di giovani schiave. L’horror e il porno si ibridano in un kitsch al cubo.

Sabato 30 gennaio, ore 00.30
DEEP THROAT
USA, 1972, regia di Gerard Damiano (61’)
Sicuramente esistono porno della golden age più belli, originali e meno consunti di "Deep Throat". Ma questo film è un totem. Una rampa di lancio missilistica per una progenie infinita. Un’esondazione che investe costumi e abitudini. Il suo mito è perdurante come pochi, alimentato da ammucchiate di libri, remake, biopic, vicende giudiziarie. Una postilla sulla lingua: l’unica copia in pellicola reperita per l’occasione è in francese. Se temete di perdervi nell’intreccio, leggete prima, da qualche parte, la trama.