lunedì 31 marzo 2014

3 A.M.

È stato già ripetuto tante volte su questo blog, i film della “Golden Age of Porn” erano molto diversi dalle attuali produzioni. È ciò è particolarmente vero per quanto riguarda la pellicola che mi accingo a recensire. Un dramma familiare, vagamente ispirato alle opere di Bergman se mi è consentito il paragone forse un po' azzardato, è la struttura portante di “3 A.M.”, girato nel 1975 da Robert McCallum, un ex direttore della fotografia che fino a quel momento si era cimentato con il genere softcore. McCallum ci porta alla scoperta di quel che avviene all'interno di un nucleo familiare che si trova posto di fronte alla pedita di un suo membro, mettendo a nudo sentimenti, senso di solitudine o addirittura di colpa, senza indulgere mai in giudizi morali. Sì, me ne sono accorto anche io, ho utilizzato termini quali “membro” e “mettere a nudo” il che, trattandosi pur sempre di un porno, rischia di inficiare la serietà di quel che vado affermando. Ma tant'è, i lettori avranno già fatto l'abitudine a questo genere di scivoloni linguistici.


Ma, ritornando appunto alla disamina seria ma non seriosa di “3 A.M.”, c'è da aggiungere che anche i passaggi del film che mostrano l'incesto consumato tra fratello e sorella e tra zia e nipote vengono trattati privilegiando gli aspetti psicologici che questi sottendono e hanno dunque poco a che vedere con quella morbosità tipica su “youporn”. Come ben suggerito da altri, è piuttosto possibile ritrovare delle analogie con “Soffio al cuore” del maestro francese Louis Malle. Evidentemente non ci si improvvisa registi, nemmeno hard, è necessario conoscere la storia del cinema e i suoi principali interpreti. Per il resto, la fotografia è ben curata, la sceneggiatura sufficientemente ben scritta, la colonna sonora innovativa. Per quanto McCallum sia maggiormente conosciuto per i titoli che diresse successivamente (come ad esempio “V The Hot One” e “Amanda by Night”), questo film può essere decisamente annoverato tra le migliori realizzazioni della “Golden Age of Porn”. In ultimo, l'interpretazione di Georgina Spelvin è una spanna al di sopra della media dei film hard. Ma questa è tutt'altro che una novità. Passiamo ora alla trama.


Esterno notte. La macchina da presa effettua una lenta panoramica sulla spiaggia di Long Island. Si ode solamente l'infrangersi delle onde sulla battigia. Poi viene inquadrata una villetta, l'obiettivo zooma su una finestra aperta mostrandoci l'interno. Una voce femminile fuori campo presenta i componenti del nucleo familiare mentre in sottofondo si fanno sempre più intensi i gemiti di una coppia intenta a fare l'amore nella propria camera da letto: si tratta di Elaine (Rhonda Gellard) e Mark (Frank Mauro). In altre due stanze i loro figli, Ronnie (Charles Hooper) e Stacey (Clair Dia), sono svegli e ascoltano visibilmente turbati i rumori provenienti dalla stanza dei genitori. Anche Kate (Georgina Spelvin), voce narrante della storia e sorella di Elaine, non riesce a dormire. E ne ha ben donde considerato che da quindici anni è l'amante segreta del cognato. Terminato l'amplesso, marito e moglie iniziano a discutere. Lui la accusa di tenere più agli agi derivanti dalla sua posizione professionale che alla sua persona. È stanco della vita che conduce, sente il bisogno di allontanarsi dal nucleo familiare. Mark esce di casa e si dirige verso il lussuoso yacht ormeggiato poco distante. Ma una volta salito sull'imbarcazione si accorge di essere stato preceduto da Kate. I due iniziano a fare l'amore poi Mark confida alla cognata l'intenzione di allontanarsi per sempre. Kate reagisce con rabbia, i due amanti litigano sul ponte della nave, poi lei afferra una bottiglia con la quale colpisce violentemente al capo Mark. L'uomo cade in acqua. Kate si tuffa per salvarlo ma l'uomo è ormai scomparso tra i flutti. Kate, sconvolta, torna a casa evidentemente decisa a serbare il segreto sul suo ruolo nella tragica vicenda.


Diversi giorni dopo, l'intera famiglia è ancora alle prese con il lutto, seppur ognuno a modo suo. Elaine cerco conforto nell'alcool e ci vuole tutta la grinta di Kate per farla recedere da tale consolazione. Entrata nella sua camera, l'afferra con decisione e la sospinge a forza sotto la doccia. Elaine tenta di resistere, scalcia ma Kate è irremovibile. Le urla della donna vengono udite dai suoi figli che, sempre più sconvolti, alzano al massimo il volume dello stereo per non ascoltare. Dopo essersi ripresa e aver comunicato il proprio dolore alla sorella, Elaine si allontana dall'abitazione. Kate rimane momentaneamente soloa con i nipoti nella villetta. Ogni luogo della casa le ricorda i momenti di intensa passione carnale trascorsi con Mark. Le capita così di sognare ad occhi aperti di lei e del cognato intenti a far l'amore. Ritiratasi nella propria camera, Kate si abbandona a una struggente masturbazione.


Mentre Kate è intenta a fare la doccia, una hippie (Judith Hamilton, nella vita reale compagna della stessa Spelvin) si avvicina alla villetta alla ricerca di un telefono. La ragazza bussa alla porta ma, non ricevendo risposta, entra nell'abitazione e si trova di fronte Kate. Si spoglia ed entra nella cabina. Le sue mani sapienti esplorano il corpo di Kate che quasi non riesce ad opporre resistenza alla sconosciuta, anzi ben presto essa si abbandona ai propri sensi dando vita a una sequenza saffica che rimane a mio avviso tra le migliori della cinematografia hard. Poi la ragazza si riveste e si allontana dalla villetta. Kate, rimasta sola nella doccia si abbandona a un atto masturbatorio quasi doloroso nella sua intensità emotiva. Ma, evidentemente, la ragazza è stata solo una proiezione della mente di Kate.


Stacey e Ronnie compiono una gita a cavallo lungo la spiaggia. Si confrontano a lungo rispetto al dolore che avvertono. Ma tra fratello e sorella sembra esserci qualcosa di più una semplice complicità dettata dall'effetto, forse i due si sentono sessualmente attratti l'uno dall'altro. Elaine nel frattempo è giunta in città e si reca a bordo dello yacht di un insegnante di tennis. All'interno della cabina, i due consumeranno un rapporto. Elaine torna a casa e parla con la figlia. Anche Ronnie avverte il bisogno di parlare, ma lo fa con Kate. Elaine, rimasta sola nella sua stanza, guarda a lungo una foto del marito poi, all'improvviso, la infilza all'altezza del pube con un paio di forbici.
La sera Ronnie si avvicina alla casa di Vicky, una giovane vedova che abita a poche decine di metri, è la osserva di nascosto. La donna, che forse si è accorta della presenza del ragazzo, inizia a masturbarsi sensualmente, contribuendo a mettere ancor più in subbuglio gli ormoni di Ronnie. La sera successiva, con una scusa, il ragazzo fa visita alla donna. Saranno sufficienti pochi attimi per passare dai convenevoli di rito a momenti molto più intimi. Nel frattempo, Stacey sta perdendo la propria verginità ad opera della zia. La mattina dopo, Stacey osserva il fratello far ritorno dall'abitazione di Vicky. Lo raggiunge così in camera e i due si abbandonano a un rapporto incestuoso. Ora che tutti sembrano aver trovato un modo per far fronte all'assenza di Mark, Kate è l'unica che continua a non riuscire a risolvere la propria sofferenza. Decide dunque di registrare una confessione della relazione con il cognato e di quel che accadde quella funesta sera. Ma Ronnie, non visto dalla zia, ascolta casualmente le sue parole e si allontana per raggiungere la sorella e giocare con lei in spiaggia. Kate, ha deciso. È giunto il momento di fare i conti con i propri sensi di colpa. Così si avvia verso la riva, si spogia ed entra in acqua spingendosi sempre più al largo. Stacey se ne accorge e prova a richiamare la sua attenzione ma il fratello sembra disinteressarsi alla sorti della zia. Stacey rientra in casa, avverte la madre e le due provano nuovamente a far recedere Kate dall'insano proposito. Ronnie, invece, ha preso dal registratore la cassetta e, tornato in spiaggia, la lancia con rabbia in acqua.

SCHEDA TECNICA

3 A.M.
(USA, 1975, 86 min.)
Regia di Gary Graver (con il nome di Robert McCallum)
Sceneggiatura di Tony Crechales
Cast: Georgina Spelvin (Kate), Charles Hooper (Ronnie), Clair Dia (Stacey) (con il nome di Claire Dia), Rhonda Gellard (Elaine), Sharon Thorpe (Vicki), Frank Mauro (Mark), Rob Rose (Morgan), Judith Hamilton (la ragazza sotto la doccia)
Prodotto da Gary Graver (con il nome di Robert McCallum)
Direttore della fotografia R. Michael Stringer (con il nome di Michael Stringer)

sabato 1 marzo 2014

Le sexe qui parle

Cosa direbbe una vagina se potesse parlare? Il regista Claude Mulot, due secoli dopo Diderot e i suoi “gioielli indiscreti”, prova a rispondere alla domanda confezionando nel 1975 una delle migliori pellicole di sempre della cinema porno francese. Vincitore del primo e unico Festival International du Film Pornographique et Erotique di Parigi nell'agosto dello stesso anno, “Le sexe qui parle” (“Pussy Talk” nella sua versione in lingua inglese) è la testimonianza lampante di ciò che avrebbe potuto essere il genere cosidetto “porno-chic” se la Legge, imponendo onerosi balzelli sulla produzione e la distribuzione di materiale pornografico, non l'avesse costretto a traslocare dalle grandi sale cinematografiche del centro a quelle di periferia. “Le sexe qui parle” può considerarsi un film “vero” in cui le scene di sesso risultano contestuali alla storia narrata. Andiamo dunque a narrare i monologhi della vagina…


Joëlle (Pénélope Lamour) gestisce un'agenzia pubblicitaria ed è sposata con Eric (Jean-Loup Philippe) che di professione fa l'architetto. La vediamo per strada mentre si lamenta per una multa appena ricevuta. Una bionda passa accanto a lei e le rivolge un complimento. Joëlle la segue all'interno di un negozio di dischi e la raggiunge in una sala d'ascolto. Qui Joëlle accarezza la vulva della ragazza, poi arrotola un biglietto da cento franchi e inizia a stimolarle il clitoride. Ma quando prova a introdurre la banconota nella vagina, viene interrotta dall'arrivo di un cliente. Joëlle si allontana sconvolta.


Il giorno successivo, in ufficio, la donna si ritrova all'improvviso ad eseguire una fellatio a uno stupito fattorino. Lo squillo di un telefono ha l'effetto di destarla ed anche in questo caso Joëlle sembra turbata dal proprio agire. La sera, durante una noiosa serata tra amici, inizia a masturbarsi meccanicamente sul divano tra lo stupore dei presenti. Rimasti soli, Eric rimprovera alla moglie quanto è successo, poi i due tentano una riconciliazione facendo sesso. Al termine del rapporto, evidentemente non appagata, Joëlle si masturba in bagno immaginando degli uomini che eiaculano sui finestrini di una lussuosa autovettura mentre lei si accarezza il sesso al suo interno (la scena ha un che di comico, lo sperma degli uomini è talmente copioso che sembra gettato a secchiate costringendo Joëlle ad azionare i tergicristalli). Una volta tornata nella camera da letto, la vagina della donna inizia a parlare tra lo stupore dei due coniugi. Il suo è un turpiloquio, una sequela di insulti proferiti con voce cavernosa.


Il giorno dopo, Joëlle ha la prova che ormai essa non è più padrona delle proprie azioni. Dopo aver tentato di convincere al telefono il marito ad abbandonare una riunione di lavoro giacché la sua vagina ha iniziato a parlare nuovamente, indossa un soprabito sul corpo nudo ed esce da casa per recarsi in un cinema porno. Una volta sedutasi viene avvicinata da due uomini e inizia a masturbarli contemporaneamente con le mani. Poi i tre si avviano nei bagni e fanno sesso. Una volta tornata a casa, la vagina racconta con sprezzo a Eric ciò che è accaduto. La sera successiva, nell'intento di trovare una soluzione allo strano caso, Eric invita a casa Martine (Ellen Earl), una sua amica psichiatra che però presenta alla moglie come veterinaria (“con un interesse per le passere…” come precisa lei stessa maliziosamente a un certo punto). Ma la donna sembra interessarsi più che altro a Eric e ben presto i due iniziano a fare sesso davanti agli occhi di Joëlle. Poi le due donne si abbandonano a un rapporto lesbico. Al termine della serata, mentre Martine si accinge ad andarsene, la vagina di Joëlle inizia a parlare.
Il giorno successivo, la psichiatra indice una conferenza stampa per rendere nota la sua scoperta. Joëlle ed Eric decidono così di lasciare Parigi per un po' e si rifugiano nella casa di campagna di famiglia di Joëlle. Nel frattempo, un giornalista (Vicky Messica) che aveva assistito alla conferenza stampa decide di rintracciare ad ogni costo la donna per intervistarne il sesso. Egli decide di avvalersi dell'aiuto della zia Barbara (Sylvia Bourdon), una pittrice che indulge spesso a far sesso con i propri modelli.


Nel frattempo, Joëlle racconta a Eric come si è svolta la sua infanzia. Appendiamo così che da adolescente la donna era costretta a subire le attenzioni del padre e che lo stesso venne ucciso dalla madre dopo che li aveva scoperti insieme. Joëlle racconta anche delle prime esperienze sessuali con i coetanei, di come perse la verginità masturbandosi con il naso di un Pinocchio in legno, di quando sedusse con una sua compagna un insegnante ben dotato e, infine, di quando fece sesso con un prete in chiesa dopo la confessione.


Durante la notte il giornalista irrompe nell'abitazione costringendo Joëlle a rifugiarsi a casa della zia Barbara. Ma questa ha stretto un patto con l'uomo per venderle la nipote e i due possono così organizzare l'intervista alla vagina di Joëlle. Tutto sembra concludersi più o meno felicemente in questo modo, la vagina ha nel frattempo anche smesso di parlare e marito e moglie possono fare l'amore senza più interferenze. Ma le cose non stanno evidentemente così, l'“infezione” è semplicemente passata dal sesso di Joëlle a quello di Eric…
Del film esiste un seguito girato nel 1978 e intitolato “Le sexe qui parle 2” mentre nel 1977 negli Stati Uniti se ne realizzò un remake intitolato “Chatterbox”.

SCHEDA TECNICA

Le sexe qui parle
(Francia, 1975, 70 min.)
Regia di Claude Mulot (con il nome di Frédéric Lansac)
Sceneggiatura di Claude Mulot
Cast: Pénélope Lamour (Joëlle), Jean-Loup Philippe (Eric) (con il nome di Nils Hortzs), Ellen Earl (la psichiatra), Vicky Messica (il giornalista), Sylvia Bourdon (la zia Barbara), Béatrice Harnois (Joëlle da giovane)
Prodotto da Francis Leroi
Direttore della fotografia Roger Fellous