sabato 6 febbraio 2016

Taboo

“Taboo” è un film che, per il tema trattato, divide ancor oggi il pubblico. Si narra infatti del rapporto incestuoso tra una madre e il figlio adolescente. Nel 2007 la AVN (Adult Video News) lo ha inserito al ventunesimo posto nella lista dei 101 film più importanti nella storia del cinema pornografico. Si tratta a mio avviso di un riconoscimento dovuto a una pellicola che ha il pregio di non scadere mai nella volgarità. Anzi, “Taboo” riesce a regalarci alcune sequenze memorabili ad alto contenuto erotico grazie anche alla sensualità profusa dalla protagonista Kay Parker. Unica pecca è il fatto che il figlio adolescente dimostra chiaramente più anni di ciò che si vorrebbe far credere (all'epoca del film, l'attore che lo impersona ne aveva in effetti ventotto). C'è da aggiungere che negli Stati Uniti l'uscita nelle sale di “Taboo” provocò un vero e proprio scandalo, superato forse solo da quello provocato dalle rivelazioni circa la minore età di Traci Lords.


Barbara (Kay Parker) e il marito Chris (Turk Lyon) stanno facendo sesso in camera da letto. Appare fin da subito evidente che tra i due non c'è la giusta chimica. Chris vorrebbe tenere accesa la luce dell'abat-jour, Barbara pretende invece che il marito la spenga. Al termine del rapporto, l'uomo accusa la moglie di essere frigida e le comunica l'intenzione di andarsene da casa. Mentre prepara la valigia è però costretto ad ammettere che il vero motivo alla base della sua decisione risiede nel fatto di essersi innamorato della propria segretaria ventenne.
Dopo che il marito se ne è andato, Barbara scende in cucina per preparare la colazione al figlio Paul (Mike Ranger) ed informarlo della decisione del padre. Barbara indossa solamente un'ampia vestaglia che non riesce a contenere i suoi grandi e splendidi seni. Accortasi che il figlio sta sbirciando nella scollatura, la donna sorride e gli chiede: "Non sono poi da buttare, vero?". “A chi lo dici, io ti considero la mamma più bella di tutta la città” la rassicura Paul. "Oh, grazie figliolo” risponde Barbara arrossendo e coprendosi meglio i seni. Madre e figlio discutono sul da farsi. Paul si dice pronto ad abbandonare la scuola per trovarsi un lavoro e contribuire così alle spese della casa ma la madre non è d'accordo ed è certa di trovare un lavoretto che consenta ad entrambi di tirare avanti.
Barbara esce di casa in cerca di un lavoro. Dopo aver consultato un giornale di annunci economici, telefona all'amica Gina (Juliet Anderson). Le due donne si mettono d'accordo per incontrarsi all'ora di pranzo. Una volta insieme, Barbara racconta a Gina quel che è accaduto tra lei e Chris. L'amica consiglia a Barbara di approfittare dell'occasione per divertirsi un po' e le propone un appuntamento con uno dei suoi tanti amici di letto. Dopo averle suggerito un'idea di lavoro a cui Barbara non aveva pensato, le chiede del figlio.


Intanto a casa Paul, anziché studiare, preferisce divertirsi con la fidanzata Sherry (Dorothy LeMay). Alla scena assiste un'amica di Sherry, Diane (Tawny Pearl). La ragazza, imbarazzata, fa per andarsene ma l'amica la ferma e la invita a unirsi a lei in una fellatio. Poi Sherry incita Paul a scopare Diane poiché l'amica non ha mai avuto un orgasmo. Il ragazzo accoglie di buon grado la proposta. Quando Diane è sul punto di raggiungere il piacere, Paul estrae il proprio arnese dal sesso della ragazza e le viene sulle natiche.
Barbara rientra a casa e si siede sul divano in soggiorno. Qui la raggiunge il figlio e i due iniziano a parlare. Barbara chiede a Paul se ha parlato con il padre. Il ragazzo annuisce e aggiunge di avergli detto di voler rimanere a fianco della madre. Le parole di Paul spingono Barbara a baciare affettuosamente sulla guancia il figlio. Il ragazzo, però, intercetta le labbra della madre e la bacia in bocca. Dopo un breve momento di imbarazzo, i due riprendono a parlare normalmente. Barbara comunica al figlio di aver trovato un lavoro.


La mattina dopo, Barbara tenta a fatica di battere a macchina una lettera che il suo nuovo principale (Milton Ingley) le sta dettando. Viene interrotta da una telefonata di Gina. Mentre sta parlando con l'amica, l'uomo prova a palpeggiarla. Barbara riesce a divincolarsi e si allontana dall'ufficio. Il principale la rincorre e prova a scusarsi con lei. Alla fine Barbara accetta le scuse. Gina, che aveva udito tutto ciò che era avvenuto nell'ufficio, riaggancia l'apparecchio e si volta verso una giovane coppia che le sta facendo compagnia (Miko Yani e Don Fernando). Eccitata all'idea che l'amica potesse essere violentata, inizia a fare sesso con i suoi due amanti.
 Paul e Sherry fanno rientro a casa. La ragazza gli chiede di controllare se la madre è rientrata ma, prima che il ragazzo possa farlo, si distende sul divano e inizia a toccarsi il sesso invitandolo a guardare. Paul si dirige invece verso il bagno dove la madre sta facendo una doccia. Non visto, inizia a spiarla. Continua a farlo anche quando Barbara entra nella sua camera da letto per vestirsi. La osserva mentre si spalma una crema rassodante sui seni e poi quando indossa una lingerie sexy. Quando Barbara esce di casa, Paul dà sfogo alla propria eccitazione con la fidanzata.


Barbara si sta recando a una festa insieme all'accompagnatore che le ha trovato Gina. Una volta giunti sul posto, Barbara si accorge che c'è qualcosa che non va. Uomini e donne si aggirano seminudi scambiandosi affettuosità. L'accompagnatore le confida che si tratta di una serata per scambisti e la invita a seguirlo. Barbara rifiuta ma dopo poco, incuriosita dai gemiti che sente provenire dall'altra stanza, si alza e si avvicina alla porta della stessa. Distesi a terra e completamente nudi, uomini e donne formano un cerchio in modo che ognuno possa essere soddisfatto e soddisfare oralmente. Barbara osserva la scena fino a quando gli invitati si abbandonano ad una vera e propria orgia. Tornata sul divano su cui era precedentemente seduta, viene raggiunta da un uomo che inizia a palpeggiarla con insistenza. Barbara ha un gran da fare per difendersi dalle avances dello sconosciuto. Al termine della serata, il suo accompagnatore la riporta a casa.
Barbara è nel letto. Ripensa, turbata ed eccitata al tempo stesso, a ciò a cui ha assistito. Inizia a masturbarsi, poi si alza e si dirige verso il corridoio. Nota che la porta della camera di Paul è aperta. Entrata nella sua stanza, lo osserva dormire completamente nudo. Barbara fa per andarsene, poi ritorna sui suoi passi, si siede ai bordi del letto e inizia a succhiare il sesso del figlio. Paul, risvegliatosi, accompagna con la mano il dolce movimento della bocca della madre. Poi i due si abbracciano e hanno un rapporto completo. Alla fine, dopo aver infilato il proprio sesso tra i grossi seni di Barbara, il ragazzo si abbandona al proprio piacere.
La mattina dopo, al risveglio, il ragazzo trova in cucina una lettera con cui la madre afferma di aver perso la testa la notte precedente e che ciò che hanno fatto è terribilmente sbagliato. Aggiunge anche che ne riparleranno a cena. Barbara non riesce intanto a concentrarsi sul lavoro. Il suo principale se ne accorge e la invita a uscire per una passeggiata insieme. I due vagano spensierati per le vie della città come una coppia di innamorati. Sulle riva del mare si baciano. Quando a sera lui la riaccompagna a casa, lei lo invita a cena per la sera seguente.


Una volta entrata a casa, Barbara trova il figlio ad attenderla disteso seminudo sul letto della sua camera. Discutono su quanto accaduto tra loro. Paul sostiene che non si tratta di incesto perché vede in lei non una madre ma una donna. Poi la abbraccia cercando di baciarla. Barbara accenna una resistenza ma poi è sopraffatta dai sensi e si abbandona ad un amplesso intenso e appagante per entrambi.
Il giorno successivo, Barbara si reca a casa di Gina la quale, in quel momento, si sta divertendo con i suoi soliti due amanti. Gina, dopo aver indossato una vestaglietta, apre la porta e ascolta ciò che Barbara, visibilmente sconvolta, ha premura di dirle. Mentre la donna inizia a confidarle il suo segreto, Gina seduta sul bracciolo di una poltrona allarga provocatoriamente le gambe mostrando il suo sesso nudo sotto la vestaglietta. Barbara le dice di aver fatto sesso con il figlio in due distinte occasioni. Gina, incredula, sembra non credere alle parole dell'amica. “Ti sei scopata tuo figlio? Oh, mio Dio! Non ho mai incontrato qualcuna che si sia scopata il figlio!”. Ma, mentre pronuncia queste parole, Gina inizia a toccarsi il clitoride. “Gli hai succhiato il cazzo?” chiede. Barbara, disgustata, risponde di sì. Gina continua a masturbarsi mentre chiede: “Ti ha scopato?”. Anche questa volta Barbara risponde affermativamente. “Ti è venuto in bocca?” continua a chiedere. Ormai la donna è in preda a una eccitazione incontrollabile. “Oh, mio Dio! Si è scopata il figlio!”. Barbara, disgustata dal comportamento dell'amica, se ne va sbattendo la porta. Gina raggiunge gli amanti nell'altra stanza e si abbandona ai piaceri della carne.
Paul, Barbara e il suo principale sono seduti a tavola. Paul è visibilmente geloso dell'amante della madre. Quando l'uomo propone di fare una gita insieme nel fine settimana, il ragazzo abbandona la stanza. Barbara e il suo principale, rimasti soli, si dirigono verso la camera da letto. Dopo aver fatto l'amore, Barbara dice al suo amante che ha bisogno di riorganizzare le sue priorità ma non gli confida il suo segreto lasciando apparentemente aperta la possibilità di concedersi altri piaceri in compagnia del figlio.

SCHEDA TECNICA

Taboo (USA, 1980, 86 min.)
Regia di Kirdy Stevens
Sceneggiatura di Helene Terrie
Cast: Kay Parker (Barbara Scott), Mike Ranger (Paul Scott), Dorothy LeMay (Sherry) (con il nome di Dorothy Le May), Miko Yani (la ragazza con Gina) (con il nome di Miko Yama), Juliet Anderson (Gina), Tawny Pearl (Diane), Jesse Adams (lo scambista biondo e con i baffi) (con il nome di Jessie Adams), Don Fernando (il ragazzo con Gina), Lee LeMay (Charlie) (con il nome di Lee Le May), Turk Lyon (Chris Scott), Brooke West (la scambista con la giacca color porpora), Sarah Harris (una scambista), Milton Ingley (il datore di lavoro di Barbara) (con il nome di Michael Morrison), T.J. Carson (lo scambista con l'abito nero), Holly McCall (Marlene), Valerie Paulson (una scambista), Starr Wood (la scambista con la gonna bianca) (con il nome di Star Woods), Ken Scudder (lo scambista con la maglietta arancione) (con il nome di Grant Lombard), Jeff Scott (lo scambista biondo senza baffi), Gary Eberhart (lo scambista con il cappello da cowboy), Jeremiah Jones (lo scambista con la barba folta)
Direttore della fotografia Guy Nicholas
Prodotto da Helene Terrie

mercoledì 27 gennaio 2016

Fiona on Fire

Ieri sera mi sono recato alla Cineteca di Bologna per vedere “Fiona on Fire”, quarto titolo della rassegna dedicata al cinema porno degli anni settanta. La copia proiettata era la versione italiana del film. Sinceramente avrei preferito quella in lingua originale con sottotitoli anche perché il doppiaggio lasciava alquanto a desiderare. Sala quasi vuota, a differenza delle tre precedenti proiezioni. Finora ho visto “Devil in Miss Jones”, “The Private Afternoons of Pamela Mann” e “The Secret Dreams of Mona Q”. Sconsiglio vivamente la visione di quest'ultimo. Al di là delle velleità intellettualoidi del regista il risultato da un punto di vista estetico è scadente. Salterò “Phantasmes” di Jean Rollin e mi concentrerò invece sul gran finale che prevede sabato la proiezione di “Deep Throat”.


“Fiona on Fire” è un film del 1978 girato da Shaun Costello e da Kenneth Schwartz. Come per tutti i lavori di Costello, il sesso è sporco, violento. Non amo particolarmente questo regista anche se devo ammettere che in questo caso ha cercato quanto meno di abbozzare una narrazione plausibile. Peccato che gli attori, con l'eccezione di Jamie Gillis e di Sam Dean, non siano credibili nei loro ruoli. Non mi sorprende che Amber Hunt abbia avuto una carriera assai breve. Facendo il verso a Brian De Palma, Costello mette in scena una storia che ha al suo interno tutti quegli elementi che caratterizzano la sua personale visione del sesso: lo stupro, l'incesto, il sadomasochismo.
Un uomo e una donna stanno facendo sesso all'interno di una stanza buia. Al termine del rapporto, la donna si alza e si avvia verso la doccia. Mentre è sotto il getto dell'acqua, qualcuno in possesso delle chiavi di casa si introduce all'interno imbracciando un fucile da caccia e spara al volto della ragazza. Delle indagini viene incaricato il detective afroamericano Wilbur Davis (Sam Dean). Si scopre così che la donna si chiamava Fiona (Amber Hunt) ed era una modella. Davis procede all'interrogatorio del custode del palazzo, il signor Yanish (Simon Lupowitz) da cui però non ottiene informazioni particolarmente utili. Prima di lasciare l'appartamento l'ispettore e i suoi colleghi scoprono un taccuino con annotati alcuni nominativi. Davis decide così di rintracciarli uno per uno e di scoprire se fra di essi si nasconda l'assassino di Fiona.


Il primo sospettato è ovviamente il fidanzato, Steven Forneau (Jamie Gillis). L'ispettore lo interroga ma alla fine, convinto della sua ricostruzione dei fatti, lo lascia andare. Steven si reca a casa della sorella Camille (Marlene Willoughby). È molto scosso. La donna, che non ha mai gradito la relazione che il fratello intratteneva con la ragazza, lo tratta dapprima con durezza e poi, svelando l'incestuosità del loro rapporto, gli pratica una fellatio. Prende poi dell'eroina, prepara una dose e la inietta nelle vene del fratello. Steven è un tossicodipendente. Ritroviamo i due nella camera da letto. Camille indossa un completo da mistress e impugna una frusta. Steven è completamente nudo. Al collo porta un guinzaglio. La sorella lo umilia ripetutamente, lo costringe a leccarle il sesso e poi si fa penetrare.
Davis gira per le strade di New York. Parla con alcune prostitute. Le ammonisce. Sembra che sia alla ricerca di qualcuno. Il giorno successivo in commissariato si recano diversi mitomani che sostengono di essere i veri assassini di Fiona. I poliziotti, nel frattempo, prelevano da un supermercato in cui lavora un giovane ragazzo di nome Ronald (Victor Colicchio). Il suo nome era annotato in una pagina del taccuino di Fiona. Il ragazzo confessa di aver fatto sesso con la ragazza e di aver scoperto grazie a lei i piaceri del sesso. Davis si convince che Ronald non c'entri nulla con l'omicidio e lo congeda.


È notte e la polizia tiene d'occhio l'appartamento di Fiona. Una sagoma scura apre la porta d'ingresso e si introduce all'interno. Lo sconosciuto si fa strada con una torcia e tenta di impossessarsi di una preziosa statuina. È in quel momento che Davis, nascosto nella casa, accende le luci e sorprende così Sybil Dumont (Gloria Leonard), la manager di Fiona. La donna afferma di essere entrata nell'appartamento per riprendersi la statuina di sua proprietà. Rivela all'ispettore di essere in possesso delle chiavi di quella casa anche per via dell'intimo rapporto che la legava a Fiona. Le due donne erano dunque amanti.


Una limousine si aggira per le strade della città. Un afroamericano di nome Orville (Reggie De Morton), un magnaccia, è alle prese con una aspirante prostituta. La donna gli sta facendo una fellatio. Se riuscirà a farlo venire in fretta si guadagnerà un posto sul marciapiede e la sua protezione. La prostituta supera brillantemente la prova. Scesa la ragazza, la macchina prosegue il suo giro fino a quando si ferma davanti a Davis. L'ispettore sale a bordo. Lui e Orville sono fratelli. Anche il suo nome era contenuto contenuto all'interno del taccuino e Davis si è convinto che Fiona lavorasse per il fratello. Orville prima nega di conoscerla e poi, messo alle strette, rivela a Davis che le cose stanno in un altro modo. Era lui che lavorava per Fiona e non il contrario. La ragazza lo aveva contattato affinché lui le trovasse dei brutti ceffi in grado di simulare un'aggressione. Orville racconta al fratello l'episodio della metro. Due teppisti (John Leslie e Michael Thorpe) salgono sul vagone in cui viaggia Fiona e iniziano a importunare i presenti fino a che la ragazza rimane sola in compagnia di un'altra passeggera (Susaye London). Le loro intenzioni sono chiare. Le due donne tentano di fuggire ma solo Fiona riesce a nascondersi dietro la porta intercomunicante. L'altra ragazza viene violentata dai due teppisti sotto gli occhi apparentemente atterriti di Fiona. Finito con la ragazza i due forzano la porta e abusano anche di Fiona. Alla fine, appare Orville svelando così che si trattava di una messa in scena.


Il detective brancola nel buio. Improvvisamente, mentre sta pensando all'interno dell'appartamento di Fiona, la ragazza fa il suo ingresso. Sostiene di aver trascorso l'ultima settimana in uno chalet in montagna e di non essere a conoscenza di tutto ciò che è accaduto. Ma se Fiona è viva e vegeta chi è la ragazza assassinata? Dal racconto di Fiona e dalla successiva testimonianza di Steven Davis viene a sapere che la ragazza assassinata era la figlia di Yanish. Anche lei era tossicodipendente al pari di Steven e tra i due c'era una relazione.
Fiona è sola in casa e si sta masturbando. Nella casa irrompe Sybil armata di una pistola con l'intenzione di ucciderla ma, prima che possa farlo, viene colpita mortalmente alle spalle da Yanish con un coltellaccio. Dunque era Sybil la misteriosa assassina? Così sembrerebbe. Ritroviamo Davis a casa di Fiona. L'ispettore confessa alla ragazza di averla desiderata fin dal giorno del suo presunto omicidio. I due fanno sesso ma, alla fine, Davis le dice che deve arrestarla ugualmente giacché è lei che per gelosia ha ammazzato la figlia di Yanish. La ragazza lo insulta, lo apostrofa volgarmente ma l'ispettore, malgrado tutto, è risoluto e telefona alla centrale affinché Fiona venga portata in carcere.

SCHEDA TECNICA

Fiona on Fire (USA, 1978, 107 min.)
Regia di Kenneth Schwartz e Shaun Costello (con il nome di Warren Evans)
Sceneggiatura di Kenneth Schwartz
Cast: Amber Hunt (Fiona), Sam Dean (il detective Wilbur Davis), Jamie Gillis (Steven Forneau), Marlene Willoughby (Camille Forneau), Gloria Leonard (Sybil Dumont), Victor Colicchio (Ronald) (con il nome di Pepe Valentine), Reggie De Morton (Orville), Simon Lupowitz (Yanish), Susaye London (la ragazza violentata sul treno), John Leslie (uno dei due teppisti sul treno), Michael Thorpe (l'altro teppista) (con il nome di Alphonse Lavalle), Ursula Austin (la prostituta a bordo della limousine)
Direttore della fotografia Bill Markle
Prodotto da Kenneth Schwartz

domenica 24 gennaio 2016

Amanda by Night

Ieri sera ho assistito alla visione su grande schermo di “The Devil in Miss Jones”, uno dei migliori lavori di Gerard Damiano. L'eterogeneità del pubblico presente, per quanto non numeroso, mi ha fatto per un attimo dimenticare di trovarmi a Bologna, in una sala d'essai. Mi sembrava di essere seduto all'interno del World Theater di New York nei primi anni settanta del secolo scorso. Rispetto al film in sé non mi sento di aggiungere niente di più a ciò che ho già scritto in precedenza, anche se la scelta di proiettarlo in versione originale ma con i sottotitoli in italiano mi ha consentito di cogliere al meglio la scrittura dei dialoghi nonché l'ottima, e sottolineo ottima, interpretazione drammatica di Georgina Spelvin.
Oggi, invece, compio un balzo in avanti di un decennio circa per parlarvi di un altro film esemplificativo di ciò che, non a caso, va sotto il nome di “Golden Age of Porn”: “Amanda by Night”. Prodotto da Harold Lime e girato da Robert McCallum, è la storia di un detective di polizia e di una prostituta costretti, loro malgrado almeno inizialmente, a collaborare alla risoluzione di un duplice caso di omicidio.


Amanda Heather (Veronica Hart) è una prostituta d'alto bordo ormai uscita dal giro. Il suo fidanzato ed ex-protettore Friday (Jamie Gillis) le chiede di trovargli due ragazze disposte a sottoporsi a una seduta sadomasochistica con Blakely, un politico locale interpretato da John Alderman. La scelta cade sulla tossicodipendente Gwen (Samantha Fox) e su Beverley (Lisa DeLeeuw). A seguito però di una animata discussione, le due ragazze vengono uccise dall'uomo. Il detective Ambrose Hart (Richard Bolla) è incaricato di indagare sul caso e ben presto si convince che sia Amanda che Friday abbiano di che temere per le proprie vite in quanto scomodi testimoni. Non sarà facile però per Ambrose convincere Amanda ad aiutarlo. A complicare la faccenda ci si mette di mezzo anche Rosario (Ron Jeremy), un corrotto piedipiatti della buoncostume. Mi fermo qui, per non togliere ai lettori e alle lettrici il piacere della visione di “Amanda by Night”.
“Amanda by Night” si aggiudicò nel 1982 ben sei riconoscimenti da parte della Critics' Adult Film Awards, tra cui quello come miglior film, migliore regista e migliore attrice protagonista (a Veronica Hart).

SCHEDA TECNICA

Amanda by Night (USA, 1981, 95 min.)
Regia di Gary Graver (con il nome di Robert McCallum)
Cast: Veronica Hart (Amanda Heather), Robert Kerman (il detective Ambrose Hart) (con il nome di Richard Bolla), Jamie Gillis (Friday), Samantha Fox (Gwen), Beverley (Lisa DeLeeuw), John Alderman (il consigliere municipale Blakely) (con il nome di Frank Hollawell), Ron Jeremy (il detective Rosario)
Direttore della fotografia Gary Graver (con il nome di Robert McCallum)
Prodotto da Harold Lime

domenica 10 gennaio 2016

Erotismo, eversione, merce

Tra il 23 e il 30 gennaio, in concomitanza con Arte Fiera, la Cineteca di Bologna organizza una retrospettiva dedicata al cinema pornografico degli anni settanta. Si inizia e si chiude con due classici di Gerard Damiano (“Devil in Miss Jones” e “Deep Throat”). Nel mezzo alcune pellicole più o meno note.


Sabato 23 gennaio, ore 22.45
DEVIL IN MISS JONES
USA, 1973, regia di Gerard Damiano (67’)
Dopo "Deep Throat", Damiano si mette a fare sul serio, spalancando le porte del porno all’esistenzialismo sartriano: ognuno è artefice del proprio destino, e le scelte sbagliate si pagano. Devil in Miss Jones rigetta subito l’ottimismo, aprendo la sua danza macabra su una sequenza, peraltro magistrale, dedicata al suicidio di una donna. Precipitiamo così in una sorta di limbo lisergico, provvisto di una serie di gironi fisici e mentali in cui essere testimoni, passo a passo, delle pratiche che ci aspettiamo da un’attrice porno. Ma quello che di solito, nel genere, si manifesta come trionfo libertario e lode all’insaziabilità, qui si inabissa in una spirale torturante.

Domenica 24 gennaio, ore 22.45
THE SECRET DREAMS OF MONA Q
USA-Svezia-Germania Ovest, 1976, regia di Charles Kaufman (82’)
Prima di buttarla in vacca fondando la Troma, il duo Charles e Lloyd Kaufman (qui rispettivamente regista e direttore della fotografia) avevano concepito un’idea di porno che sposava avanguardia venata d’anarchia e consapevolezza critica. Tra i temi sottoposti al vaglio: l’istituzione del matrimonio, il mito della donna oggetto, le tribolazioni dell’emancipazione femminile, la forza gravitazionale del surrogato. Nientemeno. Tranquilli, però: anche sesso esplicito in abbondanza.

Lunedì 25 gennaio, ore 22.30
THE PRIVATE AFTERNOONS OF PAMELA MANN
USA, 1974, regia di Henry Paris [Radley Metzger] (83’)
Che il sesso sia uno dei temi più indicati per intraprendere ragionamenti filosofici sulla natura del cinema è chiaro fin dagli albori. "The Private Afternoons of Pamela Mann", tra i tantissimi porno che si interrogano sulle vertigini sublimi e dannanti dello sguardo, spicca per disinvolta intelligenza e destrezza registica. Henry Paris, al secolo Radley Metzger (tra i suoi ottimi film citiamo almeno "The Opening of Misty Beethoven" e "Barbara Broadcast"), è un regista pienamente meritevole di considerazione rispettosa.

Martedì 26 gennaio, ore 22.30
FIONA ON FIRE
USA, 1978, regia di Kenneth Schwartz e Shaun Costello (99’)
Nel rispetto della sua attitudine sovente parassitaria, il porno ha trovato ispirazione anche nel cosiddetto cinema rispettabile, proponendo parodie, riletture, strizzatine d’occhio e tentativi di calco. "Fiona on Fire" affronta l’impegno con serietà inusitata, mosso dall’ambizione di costruire un film ‘vero’ impreziosito dalla messa in scena esplicita delle occasioni carnali. Ne esce un thriller urbano attraversato da omicidi efferati, sparizioni e riapparizioni, doppie personalità, poliziotti tosti e confusi, ambientazioni dark e suspense ben congegnate. Nume tutelare, Brian De Palma.

Venerdì 29 gennaio, ore 22.30
PHANTASMES
Francia, 1975, regia di Jean Rollin (88’)
Jean Rollin è un tipico esempio di autore di genere con un suo seguito di aficionados che, dopo essersi ritagliato una certa fama con pellicole senza sesso esplicito, decide di saltare il guado e darsi al porno per ragioni sostanzialmente alimentari, ma portandosi dietro alcune costanti del suo ‘vecchio cinema’: in sostanza, horror vampireschi estenuanti fino all’ipnotico, nei casi migliori. In questo "Phantasmes" rispolvera un manoscritto di de Sade e lo mette nelle mani di un nobiluomo lussurioso alla ricerca di giovani schiave. L’horror e il porno si ibridano in un kitsch al cubo.

Sabato 30 gennaio, ore 00.30
DEEP THROAT
USA, 1972, regia di Gerard Damiano (61’)
Sicuramente esistono porno della golden age più belli, originali e meno consunti di "Deep Throat". Ma questo film è un totem. Una rampa di lancio missilistica per una progenie infinita. Un’esondazione che investe costumi e abitudini. Il suo mito è perdurante come pochi, alimentato da ammucchiate di libri, remake, biopic, vicende giudiziarie. Una postilla sulla lingua: l’unica copia in pellicola reperita per l’occasione è in francese. Se temete di perdervi nell’intreccio, leggete prima, da qualche parte, la trama.

mercoledì 11 novembre 2015

Wet Rainbow

"Il più importante film erotico che abbia mai visto" (Al Goldstein)
"Il primo film di sesso sull'amore" (Gay Talese)
"Il film a luci rosse più significativo di tutti i tempi. Intelligentemente elegante, estremamente ben sceneggiato, superbamente recitato, sinceramente erotico. “Wet Rainbow” infrange le stantie regole che il cinema porno si è fin qui dato e, attraverso un processo di autoliberazione, porta anche lo spettatore a liberarsi" (“Sir magazine”)
"Si tratta di una vera e propria svolta nella storia del cinema pornografico. Alla fine di questo “arcobaleno bagnato” c'è una pentola d'oro" (“Swank Magazine”)


“Wet Rainbow” è, al contempo, una delle pellicole più osannate e misteriose della “Golden Age of Porn”. Girato nel breve arco di una decina di giorni presso il Westbeth, all'epoca un edificio sito nel Greenwich Village atto ad offrire a costi accessibili uno spazio di lavoro per artisti newyorkesi, narra la storia Jonathan (Harry Reems), un professore d'arte universitario sull'orlo della classica crisi di mezza età che riscopre passioni sopite da tempo dall'incontro con “Rainbow” (Valerie marron), una sua studentessa hippie. La relazione provocherà un sentimento di gelosia nella moglie Valerie (Georgina Spelvin) che, anche a partire da questa nuova situazione, si interrogherà sul matrimonio, sulla sua carriera artistica e sulla vita in generale. Il finale volutamente aperto induce lo spettatore a più di una riflessione. Come scritto da qualcuno, si tratta di un intelligente film di sesso che fa appello tanto alla mente quanto all'inguine!


Il regista Duddy Kane (pseudonimo colto poiché fa esplicito riferimento a due grandi opere della storia del cinema: “Apprenticeship of Duddy Kravitz” e “Citizen Kane”) è stato un personaggio che merita un approfondimento: di origine jugoslava, emigrato negli Stati Uniti nel 1965, pescatore, fotografo, renitente alla leva e costretto come molti altri giovani del tempo a trovare rifugio in Canada per sottrarsi alla macelleria della guerra del Vietnam), cinefilo e appassionato delle opere di Erich von Stronheim (“Rapacità” il suo titolo preferito), a un passo dal realizzare nei primi anni settanta un lungometraggio sull'influenza del capitalismo americano sui paesi in via di sviluppo e che avrebbe dovuto vedere la partecipazione di Gian Maria Volonté (per colpa di un visto negato all'attore italiano), entrò in contatto con il cinema a luci rosse grazie all'incontro con il cugino della moglie che aveva lavorato con Gerard Damiano in qualità di direttore della produzione.


Desideroso di realizzare la sua prima opera cinematografica optò dunque per quella che gli sembrava la maniera più semplice per conseguire tale obiettivo, ovvero girare un film porno. Ma, nel far ciò, non dimenticò affatto di pensarlo come un vero e proprio film, utilizzando strumenti fin lì all'avanguardia per il genere come ad esempio il 35mm. Scrisse dunque una sceneggiatura le cui sequenze più esplicite non fossero l'unico motivo di interesse ma l'esplicitazione visiva di una parte importante in una vita di coppia.


Fu grazie all'aiuto del cugino che Kane riuscì a coinvolgere nel suo progetto oltre ad attori come Harry Reems e Georgina Spelvin anche buona parte della troupe che aveva lavorato con lui sul set di “Deep Throat” e “The Devil in Miss Jones”. Per la colonna sonora si avvalse della collaborazione del giovane Rupert Holmes che, in seguito, compose alcuni brani per Barbra Streisand e fu paragonato a Bob Dylan dalla rivista “Rolling Stone” nel 1975. Le registrazioni furono effettuate presso un enorme studio lungo la cinquantasettesima strada e videro la presenza della New York Philharmonic (a tal proposito l'attrice Valerie Marron ricorda ad un certo punto uno dei violinisti posò l'archetto e fissando negli occhi Rupert gli chiese: “Ma, esattamente, a che genere di film stiamo lavorando?”). Come in altri casi di quel periodo e malgrado il disappunto di Kane e dei suoi amici, nella produzione del film riuscì a inserirsi la mafia italoamericana.


Un'ultima annotazione: non sempre il regista vide concretizzarsi i suoi progetti. Oltre al già citato film con Gian Maria Volontè, egli dovette rinunciare a girare una sorta di satira politica a luci rosse incentrata sulla figura di Vladimir Ilic Lenin che scende in terra per unirsi alla rivoluzione sessuale…

SCHEDA TECNICA

Wet Rainbow (USA, 1974, 76 min.)
Regia di Duddy Kane
Sceneggiatura di Roger Wald e Duddy Kane
Cast: Georgina Spelvin (Valerie), Harry Reems (Jonathan), Valerie Marron (Rainbow) (con il nome di Valarie Marron), Mary Stuart (Jean), Alan Marlow (David) (con il nome di Alan Marlo), Ron Wertheim (l'autista del taxi) 
Direttore della fotografia Pierre Schwartz II
Prodotto da Rob Trenton e Roger Wald

martedì 10 novembre 2015

Parties fines

Il divertente film di cui mi accingo a scrivere la recensione è conosciuto, a seconda dell'edizione, sotto vari titoli: (“Education of the Baroness”, “Indécences 1930”, “L'altro vizio di una moglie”). Per quanto mi riguarda, ho optato per quello originale di “Parties fines”, termine con cui in Francia si intende indicare quelle che da noi vengono comunemente dette “orge”. Il regista Gérard Kikoïne firma una delle sue migliori regie contribuendo in tal modo ad arricchire il catalogo della collezione “Alpha France”. Girato con una inusuale cura per ie scenografie e fotografato egregiamente da Jean-Jacques Renon, “Parties fines” narra, attraverso l'espediente della voce fuori campo di una ex-cameriera, la scandalosa giornata di una coppia appartenente alla nobiltà francese degli anni trenta.


Alice (interpretata nel film da Maude Carolle) è una ex-cameriera che, ormai anziana, ha deciso di redigere le proprie memorie. La sua voce fuori campo ci guida alla scoperta di una coppia di nobili presso la cui elegante abitazione parigina ebbe a prestare servizio agli inizi degli anni trenta. Facciamo così la conoscenza del barone Pierre (Patrice Chéron), un uomo particolarmente sensibile al piacere di ricevere supplizi e umiliazioni sessuali. Sua moglie, la baronessa Solange (Brigitte Lahaie) è una donna altezzosa e dedita ai piaceri solitari. C'è poi la stessa Alice che, tra un servizio e l'altro, si masturba con tutto ciò che trova a portata di mano per la casa: piumini in struzzo o falli di gomma che siano. In ultimo, l'autista Hector (Guy Royer) con cui Alice spesso si intrattiene (esilarante, a tal proposito, la scena in cui Hector pone il suo membro su un piatto di carote invitando la cameriera a servirsene).


Una mattina il barone annuncia alla moglie che, a causa di un impegno d'affari, non farà rientro in casa prima del giorno successivo. Sale a bordo della sua lussuosa automobile e, percorsi alcuni chilometri, ordina all'autista di parcheggiare nel bel mezzo di un bosco. Qui, al riparo da sguardi indiscreti, i due uomini si scambiano i vestiti. E così, a ruoli invertiti, riprendono il viaggio. Hector, nei suoi nuovi panni, insulta ripetutamente il barone alla guida procurandogli un sottile piacere. Intanto, nella casa la baronessa si masturba nella vasca da bagno mentre nella cucina sottostante Alice sembra assecondarne i movimenti azionando un macinacaffè. Lungo la strada Hector e Pierre si imbattono in una bella ed elegante autostoppista (Michèle d'Agro) alla ricerca, causa l'impellente necessità di effettuare una chiamata telefonica, di un passaggio per la città più vicina. Salita sul mezzo, la giovane è presto oggetto delle attenzioni del finto barone. Pierre, alla guida, getta loro di tanto in tanto un'occhiata compiaciuta attraverso lo specchietto retrovisore. Così facendo, non si accorge di un uomo piantato in mezzo alla strada e quasi lo investe. Il viandante (Richard Bigotini) insulta ad alta voce il barone il quale, ancora una volta, sembra apprezzare gli epiteti rivoltigli. Fatta scendere dall'automobile l'autostoppista, Hector e Pierre riprendono il loro viaggio.
Nel frattempo, Alice riceve una visita. Si tratta del fratellastro maggiore Jean (Jack Gatteau) e del suo amico Finch (Alban Ceray). I due chiedono ospitalità per qualche ora nella casa. Mentre Alice è intenta a preparare loro un pasto caldo, la sua bellezza non lascia indifferente di Finch. La ragazza se ne accorge e, maliziosamente, solleva la gonna. Finch le infila prontamente un dito nell'ano e inizia a masturbarla. Dopo che l'uomo le ha riempito con le dita anche l'altro pertugio, la cameriera ha un orgasmo in presenza del fratellastro che, semicieco, non può accorgersi di quel che accade intorno a sé.
Breve cambio di scena per mostrare che il barone Pierre è giunto a destinazione, ovvero nell'abitazione della sua mistress, Milena (Sylvie Dessartre).
Torniamo nella cucina. Alice è ora a cavalcioni su Finch. Dopo essere venuto, l'uomo si tira su la cerniera dei pantaloni e si ricompone mentre Alice torna a preparare la cena. Jean si lascia sfuggire di mano il suo bastone che, cadendo a terra, fa accorrere nella stanza la baronessa. Solange ordina ad Alice di far uscire immediatamente dalla casa i due uomini ma Finch si oppone. Inizia a raccontarle una barzelletta sconcia su un elefante e un uccellino al termine della quale costringe Solange, con fare garbato ma che non ammette replica, a seguirlo insieme agli altri due nel soggiorno. Qui giunti, Finch spiega alla baronessa che vuole essere sedotto da lei. Dopo aver ordinato alle due donne di spogliarsi e di rimanere solo con la lingerie inizia a ballare con la baronessa al ritmo delle note della fisarmonica di Jean. Mentre questi continua a suonare, Finch, Alice e Solange si trasferiscono in una stanza attigua. Dopo aver fatto distendere la baronessa su un tavolo, con l'aiuto della cameriera che le tiene bloccati i polsi inizia a scoparla. Finch insulta ripetutamente la baronessa: le dà della cagna e della puttana e aggiunge che, nonostante il sangue blu che scorre nelle sue vene, scopa come una borghese qualsiasi.
Torniamo per un attimo al barone che confessa a Milena che due cose sole lo attraggono nella vita: il denaro e sodomizzare le fanciulle. La donna gli si avvicina e, dopo avergli sputato in faccia, gli affibbia un calcio negli stinchi.
Jean, intanto, sta cercando di afferrare Solange. I due si rincorrono per la sala fino a quando lei inciampa e nel cadere a terra trascina con sé anche Jean che inizia goffamente a toccarle i seni sotto lo sguardo divertito di Finch ed Alice. Jean riesce, seppur a fatica, a farsi largo tra le gambe di Solange con le dita.
Ora Solange è in piedi e singhiozza. Finch dice ad Alice di portarla in cucina e di farle indossare un grembiule da lavoro. Mentre le due donne si allontanano, Jean rimprovera all'amico di comportarsi in maniera troppo rude con le donne. Finch replica di aver provato nella corsa della sua vita a comportarsi da gentiluomo ma, non essendoci riuscito, ha deciso di prendersi semplicemente ciò che desidera.
Una volta tornate le due donne, Finch decide che è giunto il momento di sodomizzare la padrona di casa. Sempre assistito dalla cameriera e al ritmo della fisarmonica, inizia a penetrarla. Dopo essere venuto sulle natiche di Solange, il suo membro trova le labbra di Alice ad accoglierlo. Solange osserva la foto del marito in gran uniforme che fa bella mostra di sè su un mobile.
Nuovo cambio di scena per seguire quel che accade nel frattempo in casa di Milena. Il barone, sdraiato a terra, è intento adesso a farsi frustare dalla donna.


Torniamo dagli altri protagonisti della nostra storia. Solange e Alice sono sedute in cucina. La cameriera le indica dove potrà trovare ciò che le occorre per preparare la cena. La fa salire su una scala per raggiungere un pensile e, dal basso, si gode lo spettacolo offerto dalle tonde natiche della baronessa.
Le scene continuano ad alternarsi e ci ritroviamo ancora una volta a casa di Milena che adesso si sta masturbando provocatoriamente davanti al barone nella posizione a quattro zampe.
Solange è costretta a servire la cena agli indesiderati ospiti. Finch, insoddisfatto perché la cena è giunta in tavola fredda, inizia a masturbare la baronessa servendosi di alcuni pezzi di rognone presi dal piatto. Poi ordina a Solange di fare una fellatio al suo amico Jean, presto raggiunta anche da Alice. Mentre le due donne sono alle prese con il membro di Jean, Finch comincia a penetrare da dietro la baronessa fino a venirle sulle natiche.
Intanto, nell'altra casa, Milena continua a masturbarsi servendosi ora di enormi zucchine e banane. Il barone continua a giacere in posizione sottomessa e con un collare al collo. I due iniziano a guardare divertiti un breve filmino in cui si vede un cane che lecca il sesso di una donna (ohibò!), poi Milena ricomincia a masturbarsi sotto gli occhi del barone che questa volta è autorizzato dalla donna a darsi anch'egli piacere. Pierre viene così su un tovagliolo che porge all'amica affinché lei lo lecchi.
La baronessa invece sta soddisfacendo con la bocca Finch. Ad un certo punto l'uomo le ordina di alzarsi e di andare da Alice la quale, nel frattempo, ha sfoderato un enorme fallo nero con cui inizia a penetrarla, non mancando di insultarla. Ormai nella casa impera la promiscuità più assoluta!


Il barone, dopo aver fatto godere Milena leccandola tra le gambe, si riveste indossando la sua livrea da autista e si congeda dalla donna.
Finch, dopo aver fatto mettere a quattro zampe Alice e Solange, inizia a penetrarle una alla volta, questa volta però aiutato dall'amico a cui difetterà la vista ma non certo l'appetito sessuale.


Mentre il barone sta facendo ritorno verso casa, non prima di essersi scambiato i vestiti con Hector e aver ripreso il proprio ruolo nella scala gerarchica e sociale, Finch e Jean si congedano amabilmente dalle due donne. Solange sale nella sua camera e, distesasi sul letto, ripensa con piacere a quanto provato nel corso di quelle ore appena trascorse. Si addormenta e viene risvegliata dal marito. Solange non è certa che si sia trattato della realtà o, semplicemente, di un sogno. Ognuno nella casa torna alle proprie abitudini. Mentre il barone si gode una sigaretta seduto su una poltrona in soggiorno, Alice prepara in cucina i rognoni per la cena.

SCHEDA TECNICA

Parties fines (Francia, 1977, xx min.)
Regia di Gérard Kikoïne (con il nome di Sacha Rudamko)
Cast: Brigitte Lahaie (la baronessa Solange) (con il nome di B. Lahaye), Patrice Chéron (Pierre) (con il nome di R. Lounge), Alban Ceray (Mr. Finch) (con il nome di Alban), Jack Gatteau (Jean) (con il nome di J. Gatto), Sylvie Dessartre (Milena) (con il nome di S. Deloir), Maude Carolle (Alice) (con il nome di A. LeCoeur), Richard Bigotini (un passante) (con il nome di R. Bigotini), Michèle d'Agro (un'autostoppista) (con il nome di M. De Gris), Guy Royer (l'autista Hector)
Prodotto da Gilbert Kikoïne (con il nome di G. Kikoïne)
Direttore della fotografia Jean-Jacques Renon (con il nome di J. J. Renon)

lunedì 2 novembre 2015

L'initiation d'une femme mariée

“L'initiation d'une femme mariée” è una delle ultime pellicole pornografiche dirette da Claude Bernard-Aubert (in questo caso sotto lo pseudonimo di Burd Tranbaree). È anche l'ultima prodotta con grande impegno finanziario dalla “Alpha France” che, in seguito, si limiterà allo sfruttamento del proprio ricco catalogo. L'ambiente in cui la storia si svolge è sempre quello a cui ci ha abituato il “porno-chic” francese tra la seconda metà degli anni settanta e l'inizio del decennio successivo, ovvero la media borghesia parigina in ascesa e alla ricerca di nuove emozioni in campo sessuale. Cathy Ménard, una bellissima attrice dai malinconici occhi azzurri, spicca per l'ottima interpretazione ma anche gli altri attori e attrici (tra cui veri e propri veterani del genere quali Richard Allan, Élisabeth Buré, France Lomay e Piotr Stanislas) danno certamente qualcosa in più di un semplice colpo di bacino. Ottima la fotografia, adeguata alle varie scene e da segnalare è anche la musica affidata a Paul Vernon (pseudonimo di Alain Goraguer, da tempo passato alle serie televisive).


La storia ruota intorno a una donna molto attraente di nome Babeth (interpretata da Cathy Ménard) e a suo marito Léopold (Richard Allan). Tra i due la scintilla della passione si è ormai spenta da tempo. E ciò vale soprattutto per Babeth giacché Léopold vorrebbe ancora avere dei rapporti sessuali con lei. L'uomo sopperisce all'apparente frigidità della moglie tradendola con la propria segretaria (Christine Chireix), e non solo. Léopold si concede parecchie amanti tra cui anche una vicina di casa alquanto attempata. Ma il comportamento di Léopold fa sorgere in Babeth qualche sospetto e una mattina, dopo che il marito è uscito di casa per recarsi al lavoro, Babeth decide così di seguirlo. Spiandolo a distanza, lo vede entrare in compagnia di una donna in un albergo. Dopo aver preso una stanza confinante con quella dei due amanti, apre con circospezione la porta intercomunicante e li osserva mentre fanno l'amore. Non aspettatevi però alcuna scenata di gelosia. Babeth non sembra più di tanto turbata e si limita a richiudere la porta e ad andarsene.


La sera, a casa, Léopold ha una piacevole sorpresa. Ripensando al marito in compagnia dell'amante ed eccitandosi per questo, Babeth esce dal bagno della camera da letto nuda e inizia a masturbarsi di fronte al marito. Dopo molto tempo, i due hanno un rapporto completo ed appagante per entrambi. Al termine della loro ritrovata intesa sessuale, Babeth confida al marito il desiderio di cenare insieme in un ristorante. Così, l'indomani, la coppia si reca in un elegante locale del centro e, dopo aver trascorso una deliziosa serata a lume di candela, marito e moglie decidono di proseguire in macchina verso il Bois de Boulogne, nota zona della capitale frequentata da prostitute e da coppie scambiste. Osservando le macchine ferme con i fari accesi per segnalare la propria disponibilità allo scambio, Babeth chiede al marito quale piacere si possa provare nel condividere con altri il proprio coniuge. Léopold le risponde che c'è chi sostiene che fare sesso in gruppo sia molto più piacevole ed erotico di farlo a due. Poi Babeth e Léopold passano a fianco di alcune prostitute in attesa di clienti. Babet commenta ammirata la bellezza di alcune di esse. Dopo essersi appartati in una zona più discreta del parco, marito e moglie osservano un rapporto tra una prostituta e un cliente che si consuma all'aperto davanti a un grande albero. L'eccitazione cresce e Léopold inizia a masturbare la moglie. Dopo essere venuta, Babeth chiede al marito se desidera anch'egli godere. Léopold le fa cenno di uscire dall'automobile e di raggiungere il punto poco prima la prostituta aveva consumato il rapporto. Inizia così tra i due un gioco di ruolo in cui la donna finge di essere una mercenaria del sesso e l'uomo un suo cliente. Léopold, dopo averle allungato alcune banconote, le chiede un rapporto orale che Babeth esegue.


Ritroviamo la coppia a casa in compagnia di Violaine (Elisabeth Buré), la bionda amante del marito. Mentre sono seduti sul divano, Violaine, nel cercare le sigarette all'interno della propria borsa, ne fa cadere inavvertitamente il contenuto per terra. Babeth si china per aiutarla e nota un vibratore a forma di carota. Chiede a Violaine di cosa si tratti e la donna risponde che l'oggetto in questione si chiama “Léopold”. L'atmosfera nell'appartamento inizia a scaldarsi e a dare il via alle danze ci pensa l'uomo che, avvicinatosi a Violaine e Babeth, tira fuori dai calzoni il membro e invita le due donne a succhiarglielo. In breve i tre finiscono a letto. Alcune sere dopo Violaine si ripresenta a casa della coppia per invitarli in un locale. Si tratta di un club per scambisti e qui Babeth conosce la sua prima esperienza con un altro uomo, Simon (Alban Ceray), limitandosi però al solo rapporto orale.


Alla fine della serata ricevono l'invito a partecipare a una festa in maschera che si svolgerà prossimamente in una elegante villa. I due accettano e alcune sere dopo raggiungono il luogo dell'appuntamento. All'interno della villa sono presenti molti uomini e molte donne. Léopold e Babeth, seduti su un divano, osservano rapiti le altre coppie che fanno sesso. Ad un certo punto un uomo si avvicina a Babeth e le mostra il proprio sesso. Léopold invita la moglie ad accarezzarglielo e a prenderlo in bocca. Babeth esegue mentre il marito la masturba. Il suo violento orgasmo coincide con quello dello sconosciuto che le viene copiosamente in bocca. Una volta tornati a casa ed essersi ripromessi di ripetere l'esperienza quanto prima i due si concedono un altro rapporto sessuale al termine del quale Léopold confida alla moglie che gli piacerebbe vederla penetrata da un altro uomo. Babeth accetta a condizione che anche il marito sia presente nella circostanza. Ora la donna è nuovamente intenta in una fellatio e Léopold la immagina mentre viene presa da dietro da uno sconosciuto. Il pensiero è talmente eccitante che in breve l'uomo ha un orgasmo.


Giunge così il momento atteso. Marito e moglie si presentano in una villa di proprietà di un giovane barone dove ad attenderli all'ingresso trovano un domestico che li conduce in una grande sala al cui interno sono presenti alcuni uomini e alcune donne intenti a fare sesso. Il padrone di casa (interpretato da Piotr Stanislas), lo stesso uomo oggetto della precedente fantasia di Léopold, si fa loro incontro e li invita ad unirsi all'orgia. Babeth si concede ripetutamente e completamente questa volta agli altri invitati in un crescendo di passione e di desiderio. Successivamente marito e moglie raggiungono una parte della villa adibita a discoteca e qui fanno nuovamente sesso di gruppo. Il film si conclude con Babeth e Léopold che hanno deciso di trasformare la loro casa in un luogo in cui organizzare serate scambiste con i loro amici.

SCHEDA TECNICA

L'initiation d'une femme mariée (Francia, 1983, 81 min.)
Regia di Claude Bernard-Aubert (con il nome di Burd Tranbaree)
Cast: Richard Allan (Léopold), Cathy Ménard (Babeth), Élisabeth Buré (Violaine), France Lomay (Brigitte), Alban Ceray (Simon), Piotr Stanislas (il barone), André Kay, Alain L'Yle, Cathy Stewart (con il nome di Catherine Greiner), Cyril Val
Prodotto da Francis Mischkind