giovedì 19 giugno 2014

Midnight Heat

Roger Watkins è meglio noto, tra gli appassionati del genere horror, per aver diretto nel 1973 “Last House on Dead End Street” con lo pseudonimo di Victor Janos. Ma forse ben pochi di essi sono a conoscenza del fatto che egli si cimentò, sul finire degli anni settanta e per quasi tutti gli anni ottanta, con il genere pornografico. Nell'arco dunque di poco meno di un decennio Watkins continuò a proiettare, così come aveva fatto con “Last House on Dead End Street”, la sua cupa visione della società nelle proprie opere. Tra gli otto titoli all'attivo (tra cui segnalo “Her Name Was Lisa” e “Corruption”), “Midnight Heat” è quello che probabilmente meglio esplicita tale visione. La pellicola racconta le ultime ore di vita di un killer della mafia che, rintanatosi in una squallida stanzetta d'albergo per sfuggire alla vendetta di un boss, è costretto a fare i conti con le scelte autodistruttive che nel corso della propria esistenza lo hanno portato fino al punto in cui ora si trova. Detta così, potreste essere indotti a pensare di non trovarvi di fronte a un film pornografico. Sbagliereste però, perché Watkins non dimentica certo di mostrarci delle scene di sesso nel corso dello sviluppo della trama, solo che esse non spiccano per originalità o erotismo, non si pongono l'obiettivo di stimolare sessualmente lo spettatore quanto invece di mostrare come, in taluni individui, esso possa tradire una volontà di potenza (non a caso il film inizia con una citazione di Henry Miller, “Sex Can Become a Weapon”).


Alan (Jamie Gillis in una delle sue più struggenti interpretazioni) è un killer della mafia che attende il proprio inevitabile destino all'interno di una lurida stanza d'albergo in cui ha trovato rifugio. I suoi timori in effetti sono fondati. Dopo aver eseguito il suo ultimo omicidio su commissione, ha commesso l'errore di andare a letto sia con la figlia (Tish Ambrose) che con la moglie (Dixie Dew) del suo datore di lavoro (Fred Rain), un potente boss newyorkese. La permanenza forzata in questa sorta di sala d'attesa per l'Inferno dovrebbe convincerlo del fatto che egli è l'unico artefice del propro infausto destino, che la sua carica autodistruttiva lo ha portato a ricercare nel sesso unicamente il modo per scalare più velocemente possibile i gradini della propria ascesa criminale, come nel caso del suo incontro con la prostituta Nan (Susan Nero) che ci viene mostrato grazie all'uso del flashback. E tale convinzione sembra in effetti farsi breccia in lui mentre lo vediamo sdraiato nella penombra su uno spoglio letto in acciaio che fa assomigliare la stanza alla cella di una prigione.


Osserva dalla finestra il lento vagare di barboni e di ubriaconi per la strada (reso ancor più inquietante dall'utilizzo della tecnica di ripresa in slow-motion e dalla straziante colonna sonora di James Flamberg). Poi sfoglia le pagine di una Bibbia trovandovi non la salvezza dell'anima ma il biglietto da visita di un'agenzia di escort. Telefona e si fa mandare un paio di ragazze. Quelle che l'agenzia ha scelto per lui hanno caratteri opposti. Alla consumata Shirley (Joey Carson) fa da contrappunto l'inesperta Diane (Champagne). A loro Alan chiede di esibirsi in uno spettacolino saffico conclusosi il quale congeda Shirley e chiede a Diane di restare con lui per parlare. Nonostante i timori dell'altra squillo, la ragazza accetta.


I due iniziano a chiaccherare e tra di loro inizia a instaurarsi una strana dinamica. Entrambi hanno alle spalle un matrimonio fallito (lei con Tom, un killer della malavita interpretato da Michael Bruce, lui con una donna, interpretata da Sharon Mitchell, che lo accusava di essere apatico e di tenere dentro di sé le proprie emozioni). I due, alla fine, finiscono a letto insieme.


Il finale del film è scioccante e sicuramente inusuale per un film pornografico, quanto meno al giorno d'oggi. A terra giace un quotidiano. Sulla prima pagina compare il titolo “Eight Die In Hotel Fire”.

SCHEDA TECNICA

Midnight Heat
(USA, 1983, 78 min.)
Regia di Roger Watkins (con il nome di Richard Mahler)
Sceneggiatura di Roger Watkins
Cast: Jamie Gillis (Alan), Howard Feline (Nick), Dixie Dew (la donna anziana) (con il nome di D.D. Burke), Frederick Rein (il marito) (con il nome di Fred Rein), Tish Ambrose (Susan), Joey Karson (Shirley) (con il nome di Joey Carson), Champagne (Diane), Sharon Mitchell (la moglie di Alan), Michael Bruce (Tom), Susan Nero (Nan) (con il nome di Susie Nero)
Prodotto da Robert Michaels
Direttore della fotografia Larry Revene

domenica 15 giugno 2014

Hot Dreams

Cosa accade quando una moglie intrappolata all'interno della gabbia di un matrimonio senza più stimoli è preda di improvvise e incontrollabili fantasie erotiche? Ce lo racconta Shaun Costello che, sotto lo pseudonimo di Warren Evans, sceneggia, dirige e produce nel 1983 uno degli ultimi film della sua carriera, “Hot Dreams”. Si tratta di un'opera profondamente diversa da quelle che per tutto il corso degli settanta avevano caratterizzato l'attività del regista newyorkese. Basti pensare infatti a titoli quali “Water Power”, “Daughters of Discipline” o “Slave of Pleasure” per rendersi conto di come forse egli abbia troppo a lungo indugiato sull'uso della violenza (dal sadomachismo allo stupro) quale elemento di presunta eccitazione dello spettatore. In “Hot Dreams”, invece, ad andare in scena è l'immaginario erotico femminile e la ricerca del piacere sessuale, quel piacere ancor oggi troppo spesso negato da un mondo maschile e misogino. La sceneggiatura è ben scritta (a parte qualche ingenuità di cui darò conto in seguito) e le scene di sesso sono altamente coinvolgenti. Al fine di rendere appieno l'atmosfera onirica del film, Costello si avvale, quale direttore della fotografia, della collaborazione di Ron Dorfman e sottolinea le scene sessualmente più esplicite facendo un uso non consentito (ma ciò era la norma al tempo della “Golden Age”) del brano “Ommadawn Part One” di Mike Oldfield. Ma Costello non si dimostra solo un attento conoscitore della musica d'avanguardia giacché una delle scene iniziali di “Hot Dreams” (per inciso quella del bagno) è chiaramente una citazione da “Vestito per uccidere” di Brian De Palma.


Lisa Curtis (interpretata da Sharon Mitchell) è una bella donna che vive in uno spazioso ed elegante loft a New York. La sua professione è quella di fotografa erotica, mestiere che le ha regalato nel corso del tempo grandi gratificazioni personali e un indiscusso successo. L'unica nota stonata della sua vita è il marito Bob (Michael Bruce), un noioso ed egoista uomo d'affari. Il film inizia con i due coniugi a letto di primo mattino. Suona la sveglia e Bob, evidentemente eccitato, inizia ad accarezzare languidamente la moglie. Poi si volta verso la sveglia e pensa che sì, c'è tempo per concedersi una sveltina. Ricomincia dunque ad accarezzare Lisa ancora semiaddormentata, le scopre dapprima i seni e poi le natiche. Le sue mani si insinuano tra le gambe della donna. Alle sollecitazioni del marito Lisa sembra iniziare a provare un qualche piacere e, dopo aver spalancato le gambe, offre alla lingua esperta di Bob il proprio sesso umido. L'uomo non si fa certo pregare e inizia a leccarlo con consumata abilità. Dopo poco Lisa è ormai pronta per accogliere dentro di sé il membro di Bob. Ma, con comprensibile disappunto della moglie, egli raggiunge rapidamente l'orgasmo lasciandola insoddisfatta (“Shit!” la sentiamo dire a mezza bocca). Quel che è peggio, se possibile, è che Bob giustifica la sua frettolosità con il fatto che è in ritardo per andare al lavoro e si dirige quindi verso il bagno per farsi la barba. Lì lo raggiunge Lisa che, nel vano tentativo di riaccendere il desiderio nel marito, inizia a masturbarsi nella vasca ad idromassaggio con il bagnoschiuma. Ma l'uomo continua nella per lui più soddisfacente opera depilatoria, lanciando solo di tanto in tanto delle distratte occhiate in direzione della moglie. Improvvisamente, Lisa si sente afferrare alle spalle. Una mano energica le tappa la bocca. Lei tenta inutilmente di divincolarsi, poi alza lo sguardo in direzione dello sconosciuto aggressore e riconosce nel viso sfocato che le si materializza davanti quello di Bob. Ma si tratta semplicemente di una fantasia, di un sogno ad occhi aperti. Il marito è ancora di fronte allo specchio che continua a radersi compiaciuto. Lisa è costretta a soddisfare l'aggressore con un rapporto orale per poi essere presa da dietro con forza. Al termine della fantasia, Bob è ormai pronto per uscire di casa ed esce dal bagno salutando la moglie.


Lisa decide di telefonare alla sua migliore amica Renee (Tiffany Clark) e di confidarsi con lei. Le racconta che ultimamente le capita di essere preda di fantasie piccanti talmente coinvolgenti da non farle distinguere, se non alla fine, se si tratta di realtà o di immaginazione. Renee è affascinata da quanto udito e incoraggia l'amica a raccontarle più dettagliatamente tali fantasie. Le due donne si danno appuntamento in un parco pubblico per continuare la chiaccherata. Qui giunte, Lisa sembra però indecisa se proseguire nelle confidenze ma alla fine cede alle insistenze di Renee e le racconta di un'altra fantasia. Lisa sta partecipando a una elegante cena in compagnia del marito, del suo socio in affari John Van Zandt (Jamie Gillis) e della di lui moglie Ellen (Marlene Willoughby). Mentre i due uomini discutono di noiose questioni societarie, Lisa immagina Ellen semisvestita e in catene. Ben presto i due uomini e la donna spostano la discussione sul sesso e, con la collaborazione di un dotato maggiordomo (Alan Adrian), coinvolgono Lisa in un'orgia che si consuma direttamente sul tavolo imbandito.


Dopo questa confessione, Renee sottolinea che non c'è niente di sbagliato nell'avere delle fantasie. Lisa confida improvvidamente all'amica che Bob è ben dotato e ciò è esattamente quello che Renee si aspettava di sentire, tant'è che chiede a Lisa le chiavi del suo appartamento in prestito senza spiegarle il motivo. Poi le due si salutano e si allontanano. Mentre Lisa si dirige verso il set fotografico che la attende per una sessione di lavoro, Renee si dirige all'appartamento ma, mentre sta camminando per una via, è incuriosita da un telefono pubblico che squilla insistentemente. Decide dunque di rispondere e all'altro capo del telefono ode la voce di un uomo convinto di parlare con la “Weight Watchers Suicide Hotline”. Dopo un attimo di perplessità, Renee decide di assecondare l'anonimo interlocutore che nel frattempo ha iniziato a ordinarle di fare cose estremamente oscene. Renee controbatte all'uomo che sarebbe sconveniente eseguire i suoi ordini in pubblico e, alla sua proposta di spostare la conversazione in qualche altro luogo, decide di lasciargli il numero di telefono di Lisa. Quest'ultima, intanto, è giunta sul suo posto di lavoro. Ma è difficile fotografare tre ragazzi muscolosi (Dave Ruby, Joe Santini e George Payne) che indossano solo degli stringatissimi slip quando si è soggetti a improvvise fantasie erotiche ed ecco quindi che Lisa inizia a fantasticare di fare sesso con loro.


Renee, che nel frattempo è giunta a casa di Lisa, riprende la conversazione telefonica precedentemente interrotta. L'uomo le ordina di cercare uno specchio, operazione che richiede qualche minuto visto che Renee non è pratica della casa. Una volta trovatolo, le viene chiesto di masturbarsi con un dildo. E qui la sceneggiatura mostra qualche ingenuità, giacché la donna in questo caso impiega poco tempo a trovare l'oggetto che di per sé non dovrebbe fare bella mostra di sé in una casa. Mentre l'uomo le sciorina una serie di volgarità, Renee si masturba e si eccita a tal punto da non accorgersi del rientro di Bob nell'appartamento. L'uomo, piacevolmente sorpreso dalla scena che gli si mostra innanzi, decide lesto di approfittarne e i due, sempre sotto la regia dell'anonimo telefonista, fanno sesso sul divano. Una volta concluso il rapporto, Renee confida a Bob quel che sta accadendo alla moglie e gli consiglia di mostrarsi più disponibile con la donna. L'uomo, che inizialmente sembra non voler credere a quanto gli viene raccontato (“Oh, no, non mia moglie…”) decide infine di raccogliere il consiglio di Renee organizzando per la consorte un'orgia.


Mentre tutto ciò accade, Lisa è intanto alle prese con l'ennesima fantasia. Recatasi in una palestra per un massaggio rigenerante immagina di fare sesso con la procace massaggiatrice (Anna Ventura) e con altri tre clienti (due donne e un uomo, tra cui Joanna Storm). Ormai Lisa è pronta per quel che il marito ha in serbo per lei. Vediamo così i due recarsi al molo e salire su un lussuoso motoscafo che di lì a poco salpa per un giro nella baia di New York. Mentre sullo sfondo appare lo skyline della città con le torri gemelle e la Statua della Libertà, Lisa e l'amica del capitano di bordo Maxine (Sharon Kane) hanno iniziato ad amoreggiare. Alle due donne si aggiungono ben presto anche Bob e lo stesso capitano (Ashley Moore). L'armonia è dunque tornata in seno alla coppia e forse Bob ha smesso di vestire i panni dell'idiota.
Renee sta camminando per strada e, proprio mentre si trova a passare davanti alla stessa cabina telefonica di qualche giorno prima, sente nuovamente squillare il telefono. La donna si precipita a rispondere pensando che si tratti ancora del misterioso uomo ed invece dall'altra parte sente la voce di Bob che, dalla barca, le accenna brevemente a quanto è appena successo (strani i telefoni pubblici di New York…). Dopo essersi salutati ed aver riagganciato, Renee sente nuovamente squillare il telefono. E questa volta è proprio lui, l'uomo misterioso.

SCHEDA TECNICA

Hot Dreams
(USA, 1983, 84 min.)
Regia di Shaun Costello (con il nome di Warren Evans)
Sceneggiatura di Shaun Costello
Cast: Sharon Mitchell (Lisa Curtis), Michael Bruce (Bob Curtis), Tiffany Clark (Renee Altman), Jamie Gillis (John Van Zandt), Marlene Willoughby (Ellen Van Zandt), Ashley Moore (il capitano di bordo), Sharon Kane (Maxine) (con il nome di Sharon Cain), Anna Ventura (la massaggiatrice), Joanna Storm (una delle clienti della palestra), Alan Adrian (il maggiordomo), Dave Ruby (un modello), George Payne (un modello), Joe Santini (un modello)
Prodotto da Shaun Costello (con il nome di Warren Evans)
Direttore della fotografia Ron Dorfman (con il nome di Art Ben)