mercoledì 14 agosto 2013

The Devil in Miss Jones


L'anno successivo alla realizzazione di “Deep Throat”, Gerard Damiano torna dietro alla macchina da presa e centra un nuovo successo di pubblico girando un film che definiremmo onirico e che si pone agli antipodi, per intensità drammatica, rispetto alla precedente opera. Con lui ritroviamo il bravissimo Harry Reems, questa volta alle prese con un ruolo di genere diverso, ma non più Linda Lovelace, rimpiazzata da una semisconosciuta attrice trentasettenne, Georgina Spelvin, la quale dimostrerà, grazie all'intensa recitazione in questo film, di avere delle doti interpretative difficilmente riscontrabili tra le altre star del cinema porno. La Spelvin si carica letteralmente il film sulle spalle, dandogli spessore. Non era certamente dotata di un fisico mozzafiato, alcuni addirittura la considerano come una delle più brutte attrici porno di sempre ma, a nostro giudizio, aveva un fascino non comune e, ciò che più conta, sapeva recitare. Georgina Spelvin interpreta un ruolo non nuovo nella sua carriera, ovvero quello della zitella che improvvisamente avverte un risveglio dei sensi e si trasforma in un demone del sesso (come ad esempio in “Sleepy Head”) prima di essere destinata a una tragica fine. Si tratta anche della prima volta in cui recita con questo nome d'arte (all'anagrafe si chiama in realtà Michelle Graham), assai in uso peraltro come pseudonimo nel teatro americano. Secondo quanto ebbe a dichiarare nel corso di una puntata del talk show “Dave's Old Porn”, sul set le fu chiesto di occuparsi anche delle pulizie e della cucina. Da sottolineare che anche Clair Lumiere fu inizialmente assoldata per occuparsi delle pulizie e successivamente le fu proposto di girare la scena di amore saffico con la Spelvin dietro compenso di 100 dollari.


Il film è liberamente ispirato all'opera teatrale di Jean Paul Sartre “A porte chiuse” del 1944. Nell'opera dello scrittore e filosofo francese un valletto introduce in una stanza priva di finestre e di specchi tre personaggi (un disertore brasiliano fedifrago, una lesbica e una donna dell'alta società). Pian piano questi comprendono di essere lì per torturarsi a vicenda, cosa che, nonostante ne siano consapevoli, fanno, gli uni tormentando gli altri con domande e commenti sulla loro vita precedente, sui delitti, miserie, desideri e passioni. I personaggi sono in grado di vedere ciò che accade sulla Terra, nella misura in cui ciò riguarda ancora loro, ma a mano a mano la connessione si fa più labile e le visioni scompaiono, lasciandoli da soli con loro stessi e gli altri due. Verso la fine del dramma il disertore scopre che la porta è sempre rimasta aperta ma né lui né le due donne sono ormai in grado di lasciare la stanza, imprigionati nella rete di rapporti che hanno creato. Partendo dall'opera di Sartre, Damiano mette in scena un racconto esistenziale dalle forti venature drammatiche, una chiave di lettura del nostro rapporto con il sesso e con l'amore più in generale. Passiamo ora alla trama.


Dopo un intrigante dialogo sotto forma di flashforward (un procedimento narrativo poco utilizzato nel genere), troviamo Justine Jones sola nella sua casa. Abbassa le tapparelle dopo aver osservato un uomo allontanarsi in macchina. Si sposta nella camera da letto. La sua immagine si riflette in uno specchio. Osserva tristemente il suo corpo che non conosce il piacere. Entra in bagno, si distende nuda nella vasca e decide di togliersi la vita tagliandosi le vene con una lametta. L'intera sequenza del suicidio ha come sottofondo il brano musicale “I'm Coming Home” interpretato da Linda November (ai più questo nome dirà poco ma stiamo parlando di una cantante che come corista ha lavorato con artisti del calibro di Ray Charles, Frank Sinatra, Barbra Streisand e Gloria Gaynor).


In evidente stato confusionale, Miss Jones si ritrova in una grande stanza ammobiliata alla presenza del misterioso Abaca che le spiega di trovarsi nel Purgatorio perché non possiede i requisiti necessari per entrare in Paradiso, giacché lei stessa ha commesso un omicidio decidendo di togliersi la vita, né di poter entrare all'Inferno in virtù della sua condizione di verginità. Decisamente contrariata per il fatto di essere costretta a rimanere in quella sorta di limbo, Miss Jones implora Abaca di lasciarle “guadagnare” il proprio posto agli inferi tornando sulla Terra e trasformandosi nell'incarnazione della lussuria. Abaca accetta e Justine può vivere così una serie di esperienze sessuali che demoliscono tutti quei tabù universalmente riconosciuti (l'autoerotismo, la doppia penetrazione che in quel periodo era assai raro veder rappresentata, il piacere saffico). Qui Damiano fa sfoggio di buone letture (De Sade, Freud, Sartre come già detto) e fa i conti, criticandola, con la propria cultura cattolica d'origine (la scena con il serpente, simbolo del peccato, dove il dettaglio della bocca della Spelvin ci regala una delle sequenze più erotiche di tutta la cinematografia porno).


Ma, proprio quando sta finalmente godendo i piaceri della carne, il tempo concessole si esaurisce e Miss Jones è costretta ad affrontare l'eternità dell'Inferno. L'idea la inorridisce ma Abaca la rassicura dicendole che troverà il luogo “abbastanza accogliente”. Justine si ritrova così confinata in una piccola cella in compagnia di un uomo impotente e sessualmente apatico (lo stesso Gerard Damiano), il cui unico interesse risiede nell'entomologia. Justine lo implora disperatamente di fare sesso con lei ma l'uomo le chiede semplicemente di tacere mentre ascolta il ronzio di insetti immaginari. Intrappolata senza via di scampo alcuna, Miss Jones inizia a urlare disperatamente, conscia com'è che non potrà mai soddisfare quelle voglie da poco conosciute se non masturbandosi per tutta la vita. Questa sarà la penitenza riservatale in sorte.


Il film, nei soli Stati Uniti, incassò al botteghino circa 15 milioni di dollari, entrando tra i primi dieci titoli di maggior successo di quell'anno, appena dietro “Luna di carta” con Ryan O'Neil e ”Agente 007 – Vivi e lascia morire” con Roger Moore. La rivista “Variety” scrisse che “Damiano ha sapientemente costruito un melodramma Damiano ha sapientemente modellato un melodramma bizzarro che inizia con una sequenza degna di qualsiasi opera teatrale” e che “con 'The Devil in Miss Jones' il porno si avvicina a una forma d'arte che i critici faranno fatica a non riconoscere in futuro”. La pellicola ha avuto, tra gli altri, un sequel interpretato dalla stessa Georgina Spelvin nel 1982, “The Devil in Miss Jones 2”.
Buona visione e, come scritto sulla locandina del film, “If you have to go to Hell… go for a reason”.

SCHEDA TECNICA

The Devil in Miss Jones
(USA, 1973, 68 min.)
Regia di Gerard Damiano
Sceneggiatura di Gerard Damiano
Cast: Georgina Spelvin (Justine Jones), Harry Reems (The Teacher) (con il nome di Harry Reams), John Clemens (Abaca), Marc Stevens (il secondo partner di Justine) (con il nome di Mark Stevens), Levi Richards (il terzo partner di Justine) (con il nome di Rick Livermore), Judith Hamilton (prima partner di Justine) (con il nome di Clair Lumiere), Sue Flaken (seconda partner di Justine), Gerard Damiano (l'uomo rinchiuso nella cella) (con il nome di Albert Gork)
Prodotto da Harry Reems (con il nome di Herb Streicher)
Direttore della fotografia João Fernandes

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